In Italia i braccianti irregolari che lavorano nei campi sono circa 200 mila, pari al 30% del totale. A dirlo è il settimo rapporto sul caporalato e le agromafie in Italia realizzato dall’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai-Cgil.
L’indagine ha coinvolto i campi di tutta Italia, da nord a sud, con un focus particolare su 4 regioni.
Lavoro irregolare in agricoltura: i dati
Secondo quanto emerge dal rapporto, su un totale di 3.529 controlli nel settore agricolo conclusi dall’Ispettorato nazionale del lavoro lo scorso anno, le aziende irregolari sono risultate il 59%. Rispetto all’anno scorso le ispezioni sono aumentate del 140%, mentre gli arresti e gli illeciti amministrativi sono cresciuti rispettivamente dell’80% e del 153%.
Ma quanto fatto non basta. «Ci sono troppo pochi controlli, sono cresciuti solo dopo l’eco che ha avuto nel paese il terribile omicidio del bracciante Satnam Singh. Le imprese che si nutrono dell’illegalità non devono essere aiutate, distorcono il mercato e penalizzano gravemente le imprese virtuose» ha sottolineato Giovanni Mininni, segretario generale della Flai, durante la presentazione del rapporto tenutasi il 4 dicembre a Roma. «Il settore primario conta poco più di 3 mila ispezioni all’anno e per la grandezza, per la numerosità delle imprese, questo numero è assolutamente insufficiente». Vanno almeno triplicati, ha specificato Mininni.
Al problema del caporalato va poi aggiunto quello del lavoro povero:
Come riporta Flai-Cgil Nazionale su un post social e secondo i dati elaborati dall’Osservatorio, la retribuzione media lorda annuale dei braccianti agricoli dipendenti in Italia è di circa 6.000 euro.
Braccianti irregolari, focus su 4 Regioni
Il rapporto si è concentrato sulla situazione dei braccianti in 4 Regioni: Piemonte, Trentino Alto-Adige, Basilicata e Calabria. I dati, purtroppo, non sono incoraggianti.
In Piemonte i lavoratori irregolari si attestano tra gli 8 mila e i 10 mila, con un picco nella provincia di Asti per via della grande produzione vinicola che richiede numerose braccia. In Trentino Alto-Adige se ne contano un po’ meno: si arriva a circa 6 mila braccianti irregolari, concentrati nell’agricoltura e nel settore della carne. In Basilicata invece superano le 10 mila unità. Fa peggio la Calabria, dove i braccianti irregolari sono tra 11 e i 12 mila.
Insomma, non un grande divario tra Nord e Sud del Paese.