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Rinnovo Metalmeccanici: stimato un aumento di 173€. Ma la disponibilità degli Industriali rivela un rischio

Federmeccanica apre al rinnovo del contratto nazionale e tende la mano ai sindacati: dopo la fase di mobilitazione che terminerà il 15 gennaio 2025 si può tornare al confronto. Lo si apprende direttamente dal Direttore Generale Stefano Franchi intervistato nei giorni scorsi da Adnkronos.

Ma resta il nodo sul salario. I sindacati chiedono 280 euro di aumenti certi, con verifica degli scostamenti ogni anno, nel mese di giugno, in base all’indice IPCA NEI.

Gli Industriali fanno sapere di poter arrivare solo all’indice IPCA NEI. Ma la disponibilità data Federmeccanica ed Assistal ai sindacati rivela un rischio. Vediamo quale.

Rinnovo CCNL Metalmeccanici: i 173 euro riguardano 4 anni

“Garantiamo l’adeguamento dei minimi tabellari all’inflazione Ipca-nei, che nel nostro caso ha determinato incrementi senza precedenti”, sottolinea Franchi, che ricorda come le retribuzioni del comparto hanno avuto negli anni un tasso di crescita superiore del 40% al complesso dell’industria, proprio grazie a questa clausola di garanzia.

Fino ad ora sul tavolo negoziale gli Industriali non hanno fatto una proposta economica che garantisce un aumento salariale certo per i lavoratori metalmeccanici. Come conferma il Diretto di Federmeccanica sul piatto c’è solo il riallineamento dei minimi tabellari in base all’indice inflattivo IPCA NEI dell’anno precedente, come prevede la clausola di garanzia del CCNL.

Secondo quanto rivela un documento degli Industriali condiviso durante il negoziato, “con l’adeguamento ex post dei minimi tabellari all’IPCA NEI, sulla base delle stime ad oggi disponibili, l’incremento totale sarebbe pari a 173,37 euro nel periodo 2025-2028” (al livello C3).

Considerato che il rinnovo riguarda il triennio dal 1° luglio 2024 al 30 giugno 2027 significa già che la cifra offerta per rinnovare potrebbe essere anche più bassa di 173,37 euro al Livello C3.

I rischi dell’indice IPCA NEI

Collegando gli aumenti ad un indice inflattivo, senza il “paracadute” degli aumenti periodici fissi dei minimi tabellari, come è stato fino ad ora, i lavoratori correrebbero un forte rischio. Quello di non vedere mai l’importo dell’aumento che viene solo stimato.

Insomma i 173,37 euro “promessi” potrebbero non vedere la luce se l’ISTAT dovesse rilevare un indice inflattivo più basso. Ipotesi non certo remota anche alla luce dell’avvio di una politica monetaria restrittiva da parte della BCE che ha recentemente avviato un “processo disinflazionistico”.

E quindi gli aumenti retributivi annuali per i lavoratori metalmeccanici essere più bassi di quelli stimati. Tutto questo spiega il netto “no” dei sindacati Fim-Fiom-Uilm che, oltre ai 280 euro, chiedono un percorso retributivo certo per il triennio contrattuale da rinnovare.

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