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Assegno di Inclusione, è mistero sul numero dei Beneficiari. “Al Governo non conviene rivelarli”: ecco perchè

Che qualcosa non abbia funzionato nell’erogazione dell’Assegno di Inclusione è evidente, visto che le risorse stanziate per il 2024 sono avanzate. Il sussidio sostitutivo del Reddito di Cittadinanza ha quindi deluso le aspettative: coloro che ne hanno effettivamente fruito sono meno di coloro che potevano richiederlo.

Una conferma indiretta arriva dalla Legge di Bilancio per il 2025, che ha esteso la platea dei beneficiari dell’AdI.

L’Assegno di Inclusione è stato un flop?

Nel 2024 si sono spese meno risorse rispetto a quanto previsto. Fino a giugno 2024 hanno beneficiato dell’Assegno di Inclusione 697 mila nuclei familiari, tutti composti da soggetti o disabili, o minorenni, o ultra 60enni o svantaggiati e con un ISEE entro i 9.360 euro. Per il 2025 il Mef ne stima circa 750 mila, quindi 50 mila in più.

Tale ampliamento della platea è possibile grazie all’innalzamento della soglia ISEE di accesso al sussidio: da 9.360 euro a 10.140 euro. Per farlo, il Governo non ha dovuto nemmeno stanziare dei nuovi fondi: semplicemente attingerà dalle risorse avanzate nel 2024.

Ma se nel 2024 i fondi sono avanzati vuol dire che ci sono state meno adesioni di quelle previste. Quindi l’Assegno di Inclusione è stato un po’ un flop. I paletti previsti dal Governo hanno sicuramente giocato un ruolo importante e hanno impedito a molti nuclei di poter inviare la domanda per l’AdI.

Ma a Palazzo Chigi sembra che facciano fatica ad ammetterlo.

Dati Assegno di Inclusione, perché non ci sono?

Quando il Reddito di Cittadinanza era in vigore l’INPS pubblicava mensilmente un rapporto sulla platea dei nuclei familiari beneficiari: si sapeva quanti fossero, da dove provenissero geograficamente, da quanti membri fossero composti, ecc. ecc. Ma gli ultimi dati dell’Assegno di Inclusione risalgono ormai a giugno scorso. Le informazioni relative al secondo semestre del 2024 ancora non si conoscono.

Il motivo di tale “mistero” non è chiaro. I dati certamente esistono, sennò il Governo non avrebbe potuto fare le valutazioni che hanno portato all’ampliamento della platea dei beneficiari. Come sottolinea Il Foglio in un articolo del 31 dicembre, è anche «difficile ipotizzare che sia una scelta dell’Inps, dato che il nuovo presidente Gabriele Fava ha parlato spesso dell’importanza della trasparenza e, in effetti, il rapporto annuale dell’Inps pubblicato a settembre è ricco di dati e analisi, inclusa una sui primi mesi dell’Adi».

Secondo il giornale, «è chiaro che l’indicazione di non pubblicare i dati arriva dal ministero del Lavoro, che probabilmente ritiene sconveniente che l’opinione pubblica e i partiti siano informati sull’andamento dell’Adi, probabilmente per il numero di adesioni inferiore alle previsioni iniziali». 

L’ipotesi dunque è che non rendere noti i dati sull’Assegno di Inclusione sia un modo per «silenziare il dibattito pubblico e politico».

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