Non sono poche le novità che interesseranno l’Assegno Unico nel 2025. Gli importi aumenteranno, così come le relative fasce ISEE. Ma questo accade tutti gli anni. La vera novità sta nel fatto che i beneficiari non visualizzeranno più la data di accredito con anticipo.
Requisiti per l’Assegno Unico
L’Assegno Unico è la prestazione che INPS riconosce a tutti quelli che hanno figli a carico fino a 21 anni. Addirittura non ci sono limiti anagrafici se i figli sono affetti da disabilità. Per averlo basta fare domanda, non ci sono altri requisiti se non quello di essere genitori.
Nemmeno l’ISEE è un requisito: conviene presentarlo se si vuole ricevere un importo adeguato alla propria situazione economica, ma non è obbligatorio. Se non lo si presenta, infatti, l’INPS riconoscerà comunque la prestazione, anche se pagherà l’importo minimo mensile. È obbligatorio presentare un ISEE aggiornato solo per rinnovare la domanda di Assegno Unico.
I pagamenti di gennaio inizieranno non prima di lunedì 20. Lo ha fatto sapere INPS nel messaggio n. 111 del 13 gennaio scorso. Ma una parte dei percettori dovrà attendere qualche giorno in più.
Cosa cambia nella gestione dei pagamenti
Dal 1° gennaio 2025 INPS ha adottato un nuovo sistema per la gestione dei pagamenti. Si chiama Re.Tes. ed è gestito dalla Banca d’Italia. Tale novità comporterà che i beneficiari dell’Assegno Unico non potranno più visualizzare in anticipo la data di accredito della prestazione: avranno modo di vederla solo una volta emesso il pagamento.
Questo è importante sottolinearlo, soprattutto per non creare allarmismi riguardo la mancata disposizione dei pagamenti. Semplicemente, non ci sarà più modo di sapere la data di accredito in anticipo.
A dover aspettare ancora più tempo saranno coloro il cui Assegno Unico di gennaio ha subito dei conguagli. Lo ha fatto sapere INPS, tramite social:
“Per le prestazioni oggetto di conguaglio, l’accredito sarà completato entro la fine del mese” scrive l’Istituto. Anche questa, comunque, non è una vera e propria novità. Anche gli anni passati, infatti, INPS rimandava agli ultimi giorni del mese il pagamento degli assegni che avevano subito una variazioni di importo. Sia in positivo che in negativo.