Secondo i sindacati, quanto fatto fino ad ora per salvaguardare il potere d’acquisto dei dipendenti statali non è sufficiente.
Le parti sociali sperano che il Governo possa stanziare delle nuove risorse per riprendere le trattative attualmente in fase di stallo. Per i lavoratori della pubblica amministrazione, però, le notizie non sono confortanti.
Ccnl Statali, le trattative bloccate
L’insoddisfazione per l’inadeguatezza degli aumenti ha spinto le parti sociali a bloccare il rinnovo di alcuni contratti. È successo, per esempio, nel settore della sanità. Qui la firma per il nuovo Ccnl non è arrivata. Secondo i sindacati, infatti, i 172 euro di aumento previsti per gli infermieri, i tecnici, amministrativi e il personale sanitario non medico non sono sufficienti per recuperare il potere d’acquisto della sanità e sarebbero di molto inferiori all’inflazione del triennio di riferimento.
Intervistato da Il Sole 24 Ore, il Ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo ha fatto sapere che la voglia di dare questi soldi ai lavoratori statali è tanta. Tuttavia il margine di manovra è ridotto.
Non ci saranno altri aumenti
La soluzione per far arrivare questi soldi agli statali in attesa che riprendano le trattative per i rinnovi di contratto è erogare nuove anticipazioni contrattuali. Perché stanziare nuovi fondi per garantire altri aumenti è fuori discussione.
Alla domanda “C’è qualche spazio ulteriore per intervenire sulle risorse?” del giornalista, il ministro Zangrillo infatti ha risposto:
«Francamente fatico a vederlo, dopo una legge di bilancio 2024 che ha dedicato ai contratti del pubblico impiego 8 miliardi sui 24 di valore totale della manovra, e dopo una legge di bilancio 2025 che per la stessa voce ha stanziato quasi 12 miliardi per rinnovare il 2025/27 e il 2028/30. Dopo aver messo 20 miliardi in due manovre in un Paese che per il suo alto debito è chiamato a rispettare vincoli stringenti anche dalla nuova governance economica europea non mi pare possibile ipotizzare margini ulteriori. Bisogna però guardare il contesto più generale; noi ereditiamo una situazione in cui per otto anni non si sono fatti contratti, poi per il 2016/18 è stato firmato un rinnovo largamente inferiore all’inflazione cumulata nella lunga attesa senza particolari obiezioni dai sindacati. Per finanziare i rinnovi 2019/21 sono state necessarie quattro manovre, al punto che quelle intese sono state tutte concluse da noi nel 2023. In questo quadro, in due tornate contrattuali offriamo aumenti vicini al 15% cumulato, e mettiamo le basi per due successivi rinnovi in linea con le attese di inflazione per i prossimi anni. È un percorso progressivo, l’unico che permette di recuperare nel tempo la centralità e il potere d’acquisto che si è perso nel passato».
Insomma, stando alle parole del ministro non arriveranno altri soldi per il rinnovo contrattuale degli statali. L’erogazione unilaterale delle nuove anticipazioni contrattuali è l’ultima spiaggia. Ma sarebbe una sconfitta perché vorrebbe dire che le trattative tra l’ARAN (l’Agenzia che negozia i CCNL dei lavoratori statali) e i sindacati non hanno portato ai risultati sperati.