Non c’era un reale motivo per non firmare il rinnovo del Ccnl sanità, se non di tipo “politico”. Almeno secondo il ministro per la pubblica amministrazione Paolo Zangrillo.
La fumata nera è arrivata nel pomeriggio del 14 gennaio scorso. A bocciare la preintesa che coinvolge circa 580 mila tra infermieri, tecnici e personale non dirigente, oltre a Fp Cgil e Uil Fpl è stato anche Nursing Up. Dopo aver lasciato qualche spiraglio di apertura, il sindacato degli infermieri ha infatti deciso di non firmare.
Così facendo non si è raggiunta la maggioranza nella rappresentatività sindacale. Fatto che né Antonio Naddeo, presidente dell’ARAN, né Paolo Zangrillo, ministro per la PA, hanno preso bene.
Gli aumenti nel Ccnl Sanità
La mancata firma del rinnovo Ccnl sanità rinvia l’applicazione degli aumenti retributivi previsti, attesi da migliaia di operatori sanitari, tra cui infermieri, tecnici e altri professionisti del settore.
Si parlava di aumenti pari a 172,37 euro mensili per 13 mensilità, con un conseguente aumento del 6,8% sui minimi tabellari. Troppo pochi per chi ha deciso di non firmare.
«Quando però esponenti sindacali parlano di “cifre a caso” mentre illustro gli aumenti dettagliati dalle tabelle contrattuali, come ha fatto nei giorni scorsi la segretaria della Uil-Fpl Rita Longobardi, o lo fanno in malafede o lanciano accuse senza aver letto il contratto. – spiega il ministro Zangrillo in un’intervista a Il Sole 24 Ore – Perché, ribadisco, basta studiare le tabelle per capire che per esempio nel caso degli infermieri di pronto soccorso l’indennità specifica cresce negli anni fino agli oltre 366 euro del 2026, e con i 150 euro di aumento di base porta l’incremento complessivo vicino ai 520 euro lordi al mese».
Insomma, stando alle “verità” del Ministro, espressa nelle sue parole, l’aumento di 172 euro inserito nel Ccnl Sanità sarebbe stato effettivamente più alto, grazie ai 366 euro di indennità di specificità infermieristica e ai 150 euro di aumento di base. Fino ad arrivare a 520 euro lordi in più al mese. Che se anche non dovessero essere per tutti i professionisti, sono comunque cifre molto distanti dai 172 euro contestati dai sindacati che non hanno firmato.
L’opinione di chi voleva il rinnovo
«Penso che la firma di un contratto collettivo sia sempre un vantaggio per i lavoratori e se non si fa un contratto collettivo i primi che ci rimettono sono i lavoratori del settore. Ma le condizioni che si sono verificate non aiutano a un dialogo sindacale positivo» ha commentato Antonio Naddeo, presidente dell’ARAN, l’agenzia che si occupa dei rinnovi contrattuali per conto della pubblica amministrazione.
Anche Giuseppe Carbone, segretario generale del sindacato autonomo Fials, parla di una grande occasione persa e Cisl Fp ha accusato Cgil, Uil e Nursing Up di aver fatto saltare il tavolo di trattativa per il rinnovo del Ccnl sanità all’ultimo momento. Secondo il sindacato, la loro indisponibilità ha negato ai lavoratori e ai professionisti del settore le conquiste ottenute in mesi di negoziato e di pressing su Governo e Parlamento.