I sindacati del comparto scolastico, preoccupati per le condizioni di lavoro di docenti e personale ATA, da tempo hanno sollevato una questione importante riguardo al welfare per il personale Docente e ATA.
In particolare, hanno richiesto l’introduzione dei buoni pasto per coloro che sono esclusi dalle mense scolastiche e che lavorano per almeno 6 ore al giorno.
Dal Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara arrivano però almeno due segnali scoraggianti, che lasciano pensare come la strada per il riconoscimenti sia in salita.
I Sindacati esprimono un posizione non unitaria
La richiesta di erogare mensilmente i buoni pasto al personale Docente e ATA viene motivata da almeno due ragioni. Innanzitutto molte scuole, soprattutto in piccole realtà e nelle zone più periferiche, non dispongono di mense, costringendo il personale a doversi arrangiare con alternative che spesso risultano poco pratiche o costose. O comunque, se presenti, sono accessibili ai soli “docenti accompagnatori”.
L’altro motivo deriva dal fatto che i lavoratori della Scuola sono gli unici esclusi in tutto l’uninverso della Pubblica Amministrazione. Persino gli Statali in smart working, che lavorano da casa, ne hanno diritto, dopo l’ultimo accordo del CCNL Funzioni Centrali.
I sindacati però, a quanto pare, non hanno una posizione perfettamente unitaria. Il sindacato ANIEF ad esempio sembra puntarci fortemente, avendo “stabilito” anche l’importo del buono: 13 euro giornaliere.
Da Cisl Scuola e Flc Cgil arrivano invece appelli alla cautela: la priorità è l’adeguamento degli stipendi fermi al 2021 e al di sotto della media del colleghi europei.
Il Ministro Valditara: parole Sul Welfare, ma nessuna apertura Sui Buoni Pasto
Durante una intervista rilasciata al quotidiano Italia Oggi nel mese di gennaio, il Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha parlato di welfare per il personale scolastico, sottolineando l’importanza di garantire il benessere dei lavoratori dell’istruzione. Tuttavia, sebbene il Ministro abbia espresso preoccupazione per le condizioni lavorative e l’immediato rilancio dell’offerta, non ha preso una posizione chiara sull’introduzione dei buoni pasto, lasciando la questione in sospeso. Questa mancanza di una risposta concreta ha suscitato preoccupazione tra i lavoratori, che interpretano la mancanza di impegni precisi come un segnale negativo per il futuro. E allo stesso tempo come una mancanza di attenzione verso le reali necessità del personale scolastico, che ogni giorno affronta sfide logistiche ed economiche.
Il silenzio di gennaio, d’altronde, si somma a quello emerso durante l’unico incontro con i sindacati avuto dal titolare di Viale Trastevere per l’apertura del rinnovo del CCNL Istruzione e Ricerca. Era il 4 luglio 2024, si trattava di un incontro preliminare. In quella sede non una parola sui buoni pasto ma un chiaro segnale nella direzione di voler collocare tutte le risorse disponibili sullo stipendio tabellare (minimo). Ipotesi questa apprezzata anche dai sindacati confederali, con la variante che Flc-Cgil e Uil Scuola continuano a sottolineare l’insufficienza delle risorse stanziale. Quell’aumento degli stipendi del 5,78% che non può essere adeguato per tutelare il potere di acquisto di Docenti e ATA nei tempi in cui l’inflazione si aggira intorno al 17%.
Nel mese di febbraio arriverà l’Atto di Indirizzo definitivo del Ministero che confermerà tutta la linea: le risorse stanziate per il rinnovo 2022-2024 e confermate dalla legge di Bilancio 2025 saranno le stesse e tutte a rafforzare i minimi stipendiali. Difficile uno spostamento sui Buoni Pasto.