Saranno circa 40.000 i dipendenti del comparto scuola che saranno collocati in quiescenza al termine dell’anno scolastico, con un incremento di oltre 6 mila unità rispetto allo scorso anno.
Come maturano il diritto alla pensione Docenti e ATA
Nell’anno scolastico 2024-2025 sono state limitate molte possibilità di lasciare il posto di lavoro.
Ricordiamo che il Personale della Scuola viene collocato a riposo d’ufficio dal 1/9/2024 se:
- ha compiuto 67 anni dal 1/9/2024 al 31/8/2025 maturando almeno 20 anni di contributi;
- ha tra i 65 anni di età entro il 31 dicembre 2024 e, nello stesso tempo, ha maturato 41 anni e 10 mesi se donna oppure 42 anni e 10 mesi se uomo.
Il personale può andare in pensione volontariamente con:
- 42 anni e 10 mesi di lavoro indipendentemente dall’età se uomo;
- 41 anni e 10 mesi di lavoro indipendentemente dall’età se donna;
- 41 anni di lavoro maturati al 31/12/2023 e 62 anni di età scegliendo il sistema contributivo;
- 38 anni di lavoro e 62 anni di età maturati al 31/12/2021;
- 38 anni di lavoro e 64 anni di età maturati al 31/12/2022.
Per quanto riguarda le altre forme di pensionamento, abbastanza rare nel comparto Scuola troviamo:
- Ape sociale: riservata a lavoratori con 63 anni di età e 30 o 36 anni di contributi, a seconda della categoria. Accedono disoccupati, caregiver, invalidi e lavoratori in mansioni gravose.
- Opzione donna: confermata per caregiver, disoccupate e invalide, richiede 35 anni di contributi e un’età tra i 59 e i 61 anni in base al numero di figli.
Di quanto saranno le Pensioni?
Il trattamento pensionistico dei docenti con un’anzianità superiore ai 41 anni di servizio va dai 1.800 ai 2.000 euro netti al mese.
Il calcolo della pensione avviene ancora con il sistema misto, dove una parte della pensione è calcolata su una percentuale di retribuzione dell’ultimo stipendio.
A questo va aggiunto che i pensionati, ad inizio anno, hanno la perequazione automatica, e quindi aumenti di pensione legati al tasso di inflazione.
Nell’ultimo biennio l’aumento delle pensioni è stato del 15%, maggiore rispetto all’assegno temporaneo dell’1,5% e dell’indennità vacanza contrattuale dello 0,5% poi aumentata del 3,35% (lo 0,50 è stato moltiplicato di 6,7 volte con il decreto anticipi dell’ottobre 2023).