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Tagli imminenti ai Buoni Pasto: coinvolte il 66% delle Imprese. Ecco chi sono e perchè

L’entrata in vigore del limite del 5% sulle commissioni dei buoni pasto sta generando grande incertezza tra le aziende emettitrici e i datori di lavoro. Secondo le stime, la misura potrebbe comportare almeno 180 milioni di euro di costi nascosti all’anno, con conseguenze dirette sulla sostenibilità del settore e sul welfare aziendale.

Il provvedimento, introdotto con la Legge Concorrenza (Legge 193/2024), dimezza il tetto precedentemente in vigore per i contratti tra società emettitrici e la rete commerciale. Questo cambiamento potrebbe portare a una riduzione del potere d’acquisto dei buoni pasto, danneggiando sia i lavoratori che le aziende che potrebbero essere i primi a pagarne le spese.

Commissione del 5%

La nuova normativa prevede che per ogni buono pasto emesso la commissione a favore della società emettitrice non può superare il 5%. La novità si applicherà ai contratti stipulati dal 1° gennaio 2025, mentre gli accordi esistenti dovranno adeguarsi entro il 1° settembre 2025. Questo significa che le imprese emettitrici avranno meno di otto mesi per rivedere circa 300.000 contratti, una sfida complessa che annuncia cambiamenti nel settore.

Oggi che società emettitrici applicano uno sconto per le aziende sul prezzo d’acquisto variabile tra il 15 e il 20% sul totale dell’investimento fatto dall’impresa. Per le società emettitrici questo sconto è possibile proprio in quanto applicano una commissione che varia dal 5-7% fino al 18-20%. Le ricadute economiche, in questi casi, sono tutte sugli esercizi commerciali. 

Secondo Matteo Orlandini, presidente di Anseb (Associazione Nazionale Società Emettitori Buoni Pasto), la riforma potrebbe causare una riduzione delle risorse disponibili, con un impatto negativo su innovazione e qualità del servizio. Inoltre, il provvedimento non chiarisce del tutto il trattamento dei servizi aggiuntivi, lasciando aperti interrogativi sulla sostenibilità del mercato.

Il 66% delle aziende vede la riduzione dei Buoni pasto

Un’indagine condotta da Aidp (Associazione Italiana Direttori del Personale) ha rivelato che il 66% degli HR manager teme una riduzione del welfare aziendale a causa dell’aumento dei costi per le imprese.

Le conseguenze potrebbero essere molteplici:

  • taglio ad altre voci di spesa di cui beneficia il personale, per compensare l’incremento dei costi legati ai buoni pasto;
  • potrebbe essere decisa la riduzione il valore facciale dei buoni.

Mentre altre valuteranno misure alternative. La data spartiacque potrebbe essere proprio il 1° settembre 2025. Tutto dipenderà da come verranno aggiornati i contratti esistenti.

Detassazione da 8 a 10 euro: è la soluzione

Secondo Anseb, il tetto sulle commissioni rischia di trasformarsi in un provvedimento anticoncorrenziale, limitando la libera determinazione dei prezzi e penalizzando la sostenibilità del mercato. Per bilanciare gli effetti negativi della riforma, l’associazione propone di innalzare la soglia di detassazione dei buoni pasto da 8 a 10 euro, un intervento che garantirebbe maggiori risorse per il welfare aziendale e un miglior potere d’acquisto per i lavoratori.

Questa misura potrebbe rappresentare una soluzione strategica, nonché opportuna per evitare le ricadute sopra sottolineate, in modo da salvaguardare il valore nominale dei buoni pasto e mantenendo un sistema competitivo e sostenibile. Resta da vedere se il Governo accoglierà la proposta e interverrà per ridurre gli effetti collaterali della nuova normativa

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