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Busta paga di Febbraio sale a 2.234€ e Arretrati in arrivo. Buone notizie per i Lavoratori del Legno-Arredo

Busta paga CCNL legno-arredo industria, è stato sottoscritto l’accordo per l’ultimo incremento dei minimi retributivi previsto per il triennio 2023-2025. Esultano i 200 mila lavoratori del settore che vedranno salire lo stipendio da febbraio.

Il nuovo minimo per l’anno 2025 supera i 2.000 euro per il V livello. Ma vediamoli tutti.

Aumenti CCNL legno-arredo

L’obiettivo di difesa del salario contro l’inflazione è stato raggiunto. La cifra complessiva dell’aumento contrattuale ottenuto nel triennio 2023 -2025 dai lavoratori del settore Legno, mobile, sughero, boschivi e forestali dell’Industria è di 292,41 euro al parametro 140 al V Livello (AC1/AS2). Per un minimo annuo pari a 2.234,18 euro.

Un risultato “assolutamente non scontato di questi tempi“, fanno sapere soddisfatti i sindacati di settore Feneal, Filca e Fillea.

L’accordo è stato stipulato con Federlegno arredo e coinvolge 200.000 addetti. L’ultimo incremento in ordine di tempo verrà erogato a decorrere dal 1° gennaio 2025, ma sarà percepito con la busta paga di febbraio, nella quale figureranno dunque anche gli arretrati (di gennaio).

Tutti gli aumenti: la tabella

La tabella seguente riporta tutti gli aumenti previsti dal CCNL legno per ogni livello e i nuovi minimi da gennaio 2025 che saranno erogati per la prima volta a febbraio, come precisato sopra:

nuovi minimi ccnl legno
Fonte: Fillea-Cgil

Il totale dei minimi contrattuali nel triennio 2023/2025 è dunque pari a:

  • 219,46 euro al livello base AE1, per un totale annuo pari a 1.753,18 euro;
  • 292,41 euro al V livello (AC1/AS2), che in un anno fanno 2.234,14 euro.

Siamo pienamente soddisfatti di quanto ottenuto“, hanno dichiarato i sindacati dei lavoratori del legno-arredo. “Con il nuovo accordo 2025 sui minimi, così come previsto dall’attuale contratto collettivo nazionale, viene recuperata anche l’inflazione del 2024, raro caso nel panorama dei rinnovi contrattuali sottoscritti in questi ultimi anni, senza erodere il potere d’acquisto dei lavoratori ma anzi aumentandolo“.

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