L’ARAN ha convocato i sindacati il 27 febbraio per avviare le trattative sul rinnovo del contratto 2022-24 per il comparto Scuola e Ricerca. L’accordo interessa oltre 1,2 milioni di dipendenti, tra docenti, ATA, personale amministrativo e tecnico. L’obiettivo è garantire aumenti salariali per un comparto che ha ricevuto l’ultimo aumento stipendiale nel 2022, quando fu rinnovato il CCNL 2019-2021. Anche in quell’occasione il rinnovo intervette con un “certo” ritardo sempre per il problema delle risorse stanziate, ritenute inadeguate.
Aumenti di 160 euro al mese
Uno dei punti principali dall’intesa che proporrà ARAN accordo riguarda l’aumento degli stipendi. Grazie ai fondi stanziati dalle leggi di Bilancio che si sono avvicendate in questi anni, ai docenti spetterà circa 160 euro in più al mese.
Questo incremento rappresenta di certo un passo avanti dopo anni di contratti bloccati e retribuzioni ferme.
Il nuovo contratto non si limiterà agli aumenti salariali ma introdurrà anche cambiamenti organizzativi. Saranno valorizzate nuove figure professionali, come i docenti tutor e orientatori, che avranno il compito di supportare gli studenti nel loro percorso di apprendimento e di orientamento al mondo del lavoro.
Un’altra novità riguarda il cosiddetto “middle management”, ovvero la creazione di ruoli intermedi nella gestione scolastica. Questa misura punta a migliorare l’organizzazione interna degli istituti e a distribuire meglio le responsabilità.
Infine, si parlerà dell’introduzione dello smart working per il personale scolastico e amministrativo. Questa possibilità potrebbe facilitare il lavoro in situazioni particolari, come esigenze familiari o di salute, e migliorare l’efficienza organizzativa.
220 milioni per il welfare scolastico
Oltre agli aumenti salariali, il contratto prevede investimenti nel welfare del personale scolastico. Il governo ha stanziato 220 milioni di euro per migliorare le condizioni di lavoro e il benessere dei dipendenti. Tra le misure più attese c’è l’introduzione di un’assicurazione sanitaria integrativa per i lavoratori con stipendi più bassi.
Questa misura si inserisce in un piano più ampio di supporto al personale scolastico, che comprende anche agevolazioni per la mobilità territoriale e il sostegno alle famiglie, misura quest’ultime, promesse da tempo, anche dallo stesso Ministro Valditara, ma mai realizzate. L’obiettivo è migliorare la qualità della vita dei docenti e del personale amministrativo, rendendo la scuola un ambiente lavorativo più stabile e attrattivo.
Il vero nodo: la posizione dei sindacati
Resta da vedere se i sindacati saranno soddisfatti dell’importo offerto, considerando che da tempo chiedono aumenti più consistenti per adeguare gli stipendi all’inflazione. In realtà i primi segnali sono già arrivati negli scorsi mesi. E poi c’è un problema di unitarietà sindacale: le vicende che hanno interessato il contratto delle Funzioni Centrali, Enti Locali e Sanità, non fanno ben sperare. Il primo dei 3 è stato siglato senza le categorie aderenti a Cgil e Uil, mentre il secondo e il terzo sono fermi per l’indisponibilità di Cgil e Uil di “accontentarsi” di cifre irrisorie, lontane dal recupero inflazionistico.
Le trattative potrebbero rivelarsi complesse. Cisl Scuola, Snals e Gilda sembrano favorevoli alle proposte, ma Flc-Cgil e Uil Scuola Rua (che non ha firmato il precedente CCNL) hanno espresso perplessità, chiedendo maggiori risorse e miglioramenti più incisivi nelle condizioni contrattuali in un triennio caratterizzato da tassi di inflazioni tra il 17 e il 18%. Secondo questi sindacati l’aumento dovrebbe essere di almeno 400 euro mensili.
Uno dei timori principali riguarda la possibilità di ritardi nella firma del contratto. Se le trattative dovessero allungarsi troppo, il rischio è che gli aumenti salariali vengano rinviati, con conseguenze negative per Docenti e ATA, che nel frattempo dovranno ‘accontentarsi’ dell’Anticipo Contratto.
Le prossime settimane saranno decisive per capire se si riuscirà a trovare un accordo soddisfacente per tutte le parti in causa.