Il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) per le Funzioni Centrali, firmato definitivamente il 27 gennaio 2024, ha portato a una situazione inaspettata per dipendenti già in pensione. A causa del Decreto Anticipi di ottobre 2023, coloro che hanno lasciato il servizio nel corso del 2024 si troveranno a dover restituire gli importi ricevuti come anticipi contrattuali. Questo effetto del contratto non è ancora stato messo in luce ed è stato oggetto di uno studio di TuttoLavoro24.it.
Arretrati: il paradosso del Decreto Anticipi
Il Decreto Anticipi, approvato dal Governo nell’ottobre 2023, prevedeva l’erogazione di somme a titolo di anticipo sugli aumenti contrattuali per i dipendenti pubblici. Tuttavia, con la firma definitiva del rinnovo contrattuale, si è creata una discrepanza tra gli importi effettivamente dovuti e quelli già erogati. Il risultato? I dipendenti che sono andati in pensione fino a tutto ottobre del 2024, anziché percepire Arretrati, dovranno restituire somme considerevoli, come evidenziato nella tabella sottostante:

Per esempio, un funzionario di fascia 7 in quiescenza da gennaio 2024 dovrà restituire ben 1.416,08 euro. La cifra diminuisce progressivamente per chi è andato in pensione nei mesi successivi, fino ad annullarsi o diventare positiva a partire dall’autunno.
Un errore di pianificazione?
Un aspetto criticabile di questa vicenda è che il Governo, nel prevedere l’anticipo di un’intera annualità, non ha valutato adeguatamente le conseguenze per i dipendenti prossimi alla pensione. Questa decisione, probabilmente presa con l’intento di dare un sollievo economico immediato ai lavoratori, nel lungo periodo, si è rivelata un errore di pianificazione, creando un forte disagio per migliaia di dipendenti pubblici che ora si trovano a dover restituire somme elevate senza averne avuto un’adeguata previsione.