Il rinnovo del contratto dei metalmeccanici non è solo una questione sindacale. È un fattore chiave per rilanciare l’economia italiana.
Intervistato dal quotidiano la Repubblica in edicola oggi Michele De Palma, segretario generale della Fiom-Cgil, spiega che servono due interventi fondamentali: aumentare i salari e garantire maggiore occupazione stabile. Solo così si può rafforzare la domanda interna e assicurare un gettito fiscale più solido.
Senza questi elementi, la crescita economica resta bloccata.
Fisco sul lavoro: detassare gli aumenti
Un altro tema centrale è la tassazione sul lavoro. De Palma sottolinea che, senza una revisione fiscale, gli aumenti salariali finiscono per essere assorbiti dalle tasse.
“Se gli aumenti vengono assorbiti dal fisco, i lavoratori pagano il conto e non resta nulla in tasca”.
Per questo, propone di detassare gli aumenti e la riduzione dell’orario di lavoro, penalizzando invece lo straordinario. Solo in questo modo i salari più alti potranno avere un effetto concreto sui consumi e sulla crescita economica.
Terzo sciopero unitario: lo stallo con Federmeccanica
Le trattative con Federmeccanica sono ferme. Il 28 marzo i metalmeccanici scenderanno in piazza per il terzo sciopero unitario, per un totale di 24 ore di sciopero dall’inizio della vertenza.
Secondo De Palma, la situazione richiede un confronto aperto tra le parti, ma “Federmeccanica rifiuta il dialogo”. Eppure, proprio in un momento di difficoltà economica, servirebbe un approccio simile a quello adottato durante la crisi Covid.
Al centro del confronto una richiesta sindacale di aumentare i minimi fino al 2027 di 280 euro (al livello C3).
“Nessuno si è comprato lo champagne con questi soldi”
Federmeccanica sostiene che gli aumenti del precedente rinnovo siano già stati sufficienti. De Palma risponde in modo netto:
«Gli ultimi due anni di rinnovo sono serviti a ridurre l’impatto dell’inflazione. Gli operai con quei soldi non sono entrati e usciti dai supermercati a comprare casse di Moet & Chandon. Il potere di acquisto non è aumentato».
L’aumento contrattuale per il triennio appena trascorso, al livello C3 è stato di 310,92 euro. Una cifra importante, ma che non ha aumentato il potere d’acquisto dei lavoratori. Secondo De Palma è servito solo a limitare i danni causati dall’inflazione e dall’aumento del costo della vita e della pressione fiscale.