Statali, la soluzione allo stallo della trattativa per il rinnovo dei contratti collettivi arriva dal ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo.
Cgil e Uil si oppongono da mesi alla firma dei rinnovi relativi al triennio 2022-2024 perché gli aumenti proposti non sono sufficienti a recuperare l’inflazione persa nei tre anni di riferimento. Il ministro ha pronto un piano B.
La situazione dei rinnovi dei CCNL per i dipendenti pubblici
Gli unici dipendenti statali per i quali è stato raggiunto un accordo per il rinnovo del contratto scaduto sono i 190 mila dipendenti delle Funzioni centrali e quelli delle Forze dell’Ordine e della Difesa.
Tutti gli altri, dalla Scuole e Ricerca, Infermieri ai dipendenti comunali, dai lavoratori delle Regioni ai funzionari degli ospedali, attendono ancora la firma. Firma che si fa sempre più difficile e lontana, vista l’opposizione ferma che Cgil e Uil fanno alle proposte dell’Aran, l’Agenzia che tratta per il governo.
Il contratto della Sanità coinvolge circa 680 mila operatori, quello degli Enti locali ne conta più o meno 480 mila. Più di un milione di lavoratori statali rischia quindi di dover attendere ancora molti mesi prima di vedere nel cedolino gli aumenti stipendiali proposti dall’Aran, se i sindacati che hanno la maggioranza (Cgil e Uil, appunto) non cambieranno posizione. E lo stesso destino potrebbe essere riservato anche al Personale Scolastico, le cui trattative per il rinnovo del contratto sono appena cominciate.
Cgil e Uil sostengono che le risorse previste, che permettono aumenti del 5,78%, non sono sufficienti a recuperare tutta l’inflazione persa nei tre anni che vanno dal 2022 al 2024 (che sostengono si attesterebbe intorno al 17%). Per questo sono decisi a non firmare i rinnovi. Ma il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo avrebbe pronta una soluzione per garantire agli statali quanto spetta loro.
Attribuire gli aumenti per legge: la soluzione del ministro
L’opinione del ministro per la Pubblica amministrazione Zangrillo è che quella di Cgil e Uil sia una presa di posizione «politica» e che starebbero facendo solo opposizione al governo.
Il modo per sbloccare gli accordi per gli statali sarebbe quello di attribuire gli aumenti per legge, scavalcando i sindacati. «La considero una extrema ratio – ha rivelato il ministro durante un’intervista a La Verità – anche perché in questo modo i lavoratori dovrebbero rinunciare ad alcuni istituti – penso alla settimana corta fino al giovedì a parità di orario, al supporto psicologico e al patrocino legale gratuito, oppure alla possibilità di ricevere i ticket anche se sono in smart working – che sono previsti nei vari contratti non ancora operativi. Detto questo ci sono 20 miliardi stanziati ed è chiaro che non possiamo tenerli bloccati».
Insomma, un’ultima spiaggia che da un lato farebbe rinunciare a tutta la parte normativa degli accordi ma che almeno garantirebbe ai dipendenti statali quanto spetta loro in busta paga.