Federmeccanica ha dimostrato di seguire con attenzione le ultime proiezioni economiche globali. Con un tweet del Direttore Stefano Franchi, ripostato dalla Federazione, si da risalto alle nuove stime OCSE sulla crescita e sull’inflazione. Dati che, se confermati, potrebbero avere un impatto diretto sulle aziende metalmeccaniche italiane e sul salario dei dipendenti nei prossimi anni.

Dazi USA e inflazione: il rischio di un impatto sull’IPCA
Secondo l’OCSE, la crescita globale rallenterà al 3,1% nel 2025 e al 3% nel 2026. Un freno dovuto, in gran parte, all’aumento delle barriere commerciali e alla politica dei dazi, soprattutto da parte degli Stati Uniti. Una dinamica che potrebbe far salire i prezzi al consumo, incidendo anche sulle trattative per i rinnovi dei CCNL. Ed in particolare sulla “vertenza delle vertenze”, quella per il rinnovo del CCNL industria metalmeccanica.
L’OCSE ha messo in evidenza un altro dato cruciale: l’inflazione globale sta rallentando meno del previsto. Nelle economie del G20 si attesterà al 3,8% nel 2025, per scendere al 3,2% nel 2026. Nella zona euro, la stima per il 2025 è stata rivista al rialzo al 2,2%, mentre per il 2026 resta stabile al 2%.
Questi numeri sono fondamentali per il settore metalmeccanico. L’IPCA (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato), che viene utilizzato come parametro per la definizione degli aumenti contrattuali, potrebbe risentire della politica protezionistica degli USA. Se i dazi dovessero spingere ulteriormente l’inflazione, anche l’IPCA ne sarebbe influenzato, portando di conseguenza a una revisione al rialzo dell’offerta economica per il rinnovo del CCNL.
Il rinnovo del CCNL: Federmeccanica ferma a 173 euro, sindacati contrari agli aumenti flessibili
Oggi, l’offerta economica di Federmeccanica e Assistal per il rinnovo del CCNL Industria è ferma a 173 euro, sviluppata su questa previsione IPCA (aggiornamento ISTAT del 7 giugno 2024):
- 2025: 1,9%
- 2026: 2%
- 2027: 2%
- 2028: 2%
Ma con un IPCA in possibile rialzo, il valore della proposta potrebbe essere rivisto. Non tanto dalla mensilità retributiva di giugno 2025, perchè rileva e applica sui minimi retributivi l’IPCA NEI dell’anno prima, il 2024. Ma da giugno 2026. Cioè gli aumenti di giugno 2026 potrebbero essere più sostanziosi, così da portare – di fatto – l’offerta economica degli Industriali sopra i 173 euro di oggi.
I sindacati, però, restano fermi sulla loro posizione: nessuna flessibilità sugli aumenti. “Non si possono fare scommesse sul salario dei lavoratori”, fanno sapere aa Corso Trieste, sede della triplice. Fim, Fiom e Uilm chiedono di stabilire una cifra certa, senza meccanismi di variazione legati all’andamento dell’inflazione se non come “verifica”. Una trattativa che, alla luce delle nuove stime OCSE, potrebbe diventare ancora più complessa.
Federmeccanica, con il suo tweet, ha dimostrato di monitorare attentamente questi scenari. Le prossime settimane saranno decisive per capire se il quadro macroeconomico avrà un impatto diretto sulle trattative per il nuovo contratto nazionale dei metalmeccanici.