In arrivo più soldi per i dipendenti statali dei ministeri e della presidenza del Consiglio. La novità proviene dal decreto legge del 14 marzo 2025, n. 25, cosiddetto Decreto Pubblica Amministrazione.
L’obiettivo è quello di armonizzare i trattamenti economici delle amministrazioni centrali e delle Agenzie. L’operazione però farà in modo che si verifichi una ulteriore fuga dagli Enti locali verso le amministrazioni centrali. Vediamo perchè.
Aumenti per i Dipendenti delle Funzioni Centrali
Nel corso dell’audizione alla Camera sul suddetto decreto, il presidente dell’ARAN (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) Antonio Naddeo è intervenuto per commentare le novità previste dall’articolo 14, di cui qui sotto riportiamo il primo comma:

In pratica, dal 2025 viene istituito presso il Ministero dell’Economia un fondo da 190 milioni di euro annui, destinato ad aumentare le risorse per il trattamento economico accessorio (retribuzione variabile, incentivi, premi) del personale ministeriale e della Presidenza del Consiglio, sia dirigenti che non, attraverso la
contrattazione integrativa. Si tratta della cd. Perequazione in pagamento ad aprile, per visualizzare tutti gli importi clicca qui.
Come sottolinea l’ARAN, tale disposizione ha un effetto di crescita retributiva importante per il comparto delle funzioni centrali (Ministeri, Agenzie fiscali ed enti pubblici non economici). Secondo i calcoli elaborati dall’Agenzia, infatti, per i dipendenti dei Ministeri e Presidenza del Consiglio dei ministri, l’incremento retributivo in percentuale ammonta al 3,15%.
Questo comporta una evidente penalizzazione per i dipendenti delle funzioni locali.
Penalizzati i Dipendenti degli Enti Locali
La disparità di trattamento tra i dipendenti delle funzioni centrali e quelli delle funzioni locali è sotto gli occhi di tutti. I primi, infatti, sono – per ora – gli unici tra i comparti statali (Funzioni Centrali, Istruzione e Ricerca, Sanità e Funzioni Locali) ad aver beneficiato del rinnovo di contratto relativo al triennio 2022-2024 e per loro l’incremento medio mensile complessivo è di 562 euro.
Per i dipendenti degli enti locali, invece, non è stato fatto nessun intervento normativo rilevante al di fuori dei canali ordinari di contrattazione e l’incremento medio mensile complessivo nei tre trienni 2019-21, 2022-24 e 2025-27 è pari a 395 euro. Il più basso tra tutti i comparti della pubblica amministrazione.
Per questo motivo, sottolinea Naddeo, «è del tutto evidente che il comparto degli enti locali continua a essere svantaggiato, non avendo mai beneficiato di risorse aggiuntive e specifiche, con un livello retributivo inferiore rispetto agli altri settori. Nei tre trienni considerati nel rapporto la differenza è di circa 170 euro medie mensili rispetto alle funzioni centrali. Tale situazione sta comportando negli ultimi anni una fuga dei dipendenti dagli enti locali verso le amministrazioni centrali».
Per superare tale disparità, conclude il presidente dell’ARAN, servirebbe un intervento che agisca sul superamento del tetto per il trattamento accessorio così da consentire agli enti locali di avere una maggiore possibilità di integrare il trattamento accessorio dei propri dipendenti statali. In questo modo non solo si garantirebbe una maggiore equità retributiva tra comparti, ma si potrebbero anche trattenere professionalità qualificate.