Mentre l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) certifica un crollo del potere d’acquisto degli italiani dell’8,7% dal 2008, il presidente di Federmeccanica, Federico Visentin, rivendica un risultato diverso per i metalmeccanici. Le buste paga delle tute blu vanno in controtendenza:
“I salari del settore hanno superato del 10% l’inflazione”.
Lo ha dichiarato in un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera, difendendo con forza il modello contrattuale adottato insieme ad Assistal e alle tre sigle sindacali Fim, Fiom e Uilm. Ma non è tutto. Dalle dichiarazioni del “Capo degli Industriali” di Confindustria arrivano importanti indicazioni per il rinnovo e per i prossimi aumenti salariali.
Il modello contrattuale in discussione
Con la trattativa ferma da novembre e uno scontro che si consuma ogni mese a colpi di scioperi (anche ad aprile sono programmate 8 ore di scioperi) Visentin ci tiene a precisare che gli aumenti salariali non sono un tabù. Sono stati proposti sì, ma solo sulla base dell’indice inflattivo IPCA NEI, come stabilisce la clausola di garanzia del CCNL.
E davanti al sindacato, che definisce il sistema proposto una “lotteria”, Visentin è netto:
“Il nostro è l’unico modello che garantisce il recupero pieno dell’inflazione. Nell’ultima tornata abbiamo pagato 310 euro. Non si tratta di una scommessa, ma di una certezza”.
Secondo Federmeccanica, infatti, l’approccio basato su un recupero ex post dell’inflazione è più equo rispetto all’adozione di aumenti predefiniti. Accantona quindi nuovamente l’idea di un aumento certo e intoccabile, come quello proposto dai sindacati di 280 euro al livello C3.
A giugno aumenti garantiti, anche senza rinnovo
La dichiarazione più significativa nell’intervista arriva sul punto degli aumenti attesi per giugno 2025. “Anche con il contratto scaduto, a giugno garantiremo il recupero dell’inflazione del 2024 e 200 euro netti in welfare”, afferma Visentin. Insomma il CCNL anche se scaduto è ultrattivo e gli Industriali intendono rispettarlo. Una notizia che TuttoLavoro24.it aveva anticipato in questo articolo. L’aumento dovrebbe portare ad un incremento dei minimi di circa 40 euro lorde, al livello C3, a condizioni che si realizzino le previsioni IPCA NEI per il 2024.
Un’affermazione che sembra anticipare la strategia di Federmeccanica: usare la clausola di garanzia per placare le tensioni, rinviando il nodo del rinnovo vero e proprio.
Sindacati contrari all’uso della clausola come unica risposta
Una strategia che non convince il fronte sindacale. Fim, Fiom e Uilm vedono nella clausola di garanzia un momento di verifica degli aumenti già negoziati, non una sostituzione del rinnovo contrattuale.
Per il sindacato, la difesa del potere d’acquisto richiede aumenti strutturali sui minimi, capaci di andare oltre l’inflazione. Ma Visentin respinge la richiesta: “Non è possibile. Nella scorsa tornata abbiamo garantito 112 euro sui minimi solo perché era accompagnata da una revisione degli inquadramenti”.
Federmeccanica spinge su welfare e scatti di anzianità
La proposta di superare l’inflazione (cioè andare oltre il riferimento all’IPCA NEI) esiste, ma secondo Federmeccanica va trovata in altri strumenti. Che non impattano sui minimi salariali.
“Lo abbiamo proposto attraverso il welfare e la revisione degli scatti di anzianità. Penso al grande valore dell’assicurazione sulla non autosufficienza”, ha aggiunto Visentin, aprendo al confronto su questi temi.
Lo scontro è ancora aperto. Federmeccanica punta a rafforzare la sua posizione difendendo un modello che si fonda sulla certezza della clausola di adeguamento, mentre i sindacati chiedono aumenti certi e predefiniti nei minimi.