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Pubblica Amministrazione: Tagliati 20mila Posti per Alzare gli Stipendi. Ecco Chi Rischia di Più

Pubblica Amministrazione, le nuove assunzioni potranno coprire al massimo il 75% delle cessazioni registrate l’anno precedente.

Lo scopo è quello di frenare la spesa pubblica per rimpinguare le buste paga di coloro che già lavorano. Un’iniziativa che potrebbe sembrare vantaggiosa, ma che comporta anche dei rischi significativi.

Riduzione del turnover nella Pubblica Amministrazione

Per contenere la spesa pubblica, il ministero dell’Economia ha previsto per l’anno 2025 una riduzione del turnover: il ricambio generazionale dei lavoratori non sarà più pieno, ma limitato al 75% delle uscite. In pratica, nei settori della Pubblica Amministrazione usciranno più lavoratori di quanti ne entreranno di nuovi.

Lo ha previsto la circolare della Ragioneria generale dello Stato che dà attuazione alle previsioni dell’ultima legge di Bilancio.

In questo modo si potrà ridurre il budget destinato alle assunzioni e quindi anche il valore finanziario della pianta organica del 25%. Ciò comporterà un taglio di 15-20 mila posti nella Pubblica amministrazione.

Tutto questo nonostante nei ministeri manchi un dipendente su tre e nonostante la campagna di reclutamento di personale avviata nel settore pubblico negli ultimi anni.

Taglio alle assunzioni nella Pubblica Amministrazione: i più colpiti

Il taglio alle assunzioni riguarderà in particolare:

  • le autorità indipendenti, come l’Antitrust o l’Authority per le comunicazione (l’Agcom);
  • gli enti pubblici inclusi nel cosiddetto perimetro della Pa stilato da Istat (fatta eccezione per le spa);
  • polizia, vigili del fuoco, ricercatori universitari ed enti di ricerca, ma nel 2026;
  • personale Ata della scuola nell’anno scolastico 2026/2027.

Intanto, anche l’organico degli insegnanti della scuola Primaria o Secondaria sarà diminuito di 5.660 unità nel prossimo anno scolastico.

Per quanto riguarda l’Esercito, la dotazione organica di ufficiali, sotto ufficiali, volontari in servizio permanente e volontari in ferma prefissata dovrà considerare un taglio di quasi 24 milioni di euro.

Il ricambio pieno sarà ripristinato dal 2026, ma a quel punto i nuovi organici da riempire saranno già adeguati ai nuovi numeri richiesti dalla manovra. Quindi ci sarà comunque bisogno di meno personale.

Aumenti per chi già lavora

Come scrive Il Messaggero di martedì 8 aprile, il risparmio atteso dalla riduzione del turnover è di 280 milioni di euro. Tale somma potrà essere utilizzata per rimpinguare fino al 10% il fondo per remunerare merito e produttività del personale. Si premierà quindi chi già lavora.

Inoltre il Governo è al lavoro su un provvedimento per l’aumento degli stipendi. Stavolta generalizzato. Sempre stando a quanto riportato da Il Messaggero, il progetto allo studio
è la defiscalizzazione del welfare, già da tempo nell’elenco delle cose da fare per mettere più soldi in tasca ai lavoratori.

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