Una docente di Avellino è finita al centro di un’indagine della Guardia di Finanza della compagnia di Solofra. L’accusa: aver abusato dei permessi retribuiti concessi dalla Legge 104, destinati all’assistenza di familiari con gravi disabilità, per svolgere invece attività da libera professionista.
Secondo quanto emerso dalle indagini, la donna avrebbe usufruito di oltre 700 giorni di congedo straordinario, sostenendo di dover assistere un parente disabile. In realtà, invece di prestare assistenza, continuava a svolgere la propria attività professionale privata, in totale violazione della normativa.
Un danno erariale da 60mila euro
Il comportamento della docente ha causato un danno erariale stimato in oltre 60.000 euro. Per questo motivo, la Guardia di Finanza l’ha denunciata per indebita percezione di erogazioni pubbliche e ha segnalato il caso alla Procura regionale della Corte dei Conti.
L’insegnante percepiva regolarmente il proprio stipendio pur non svolgendo il lavoro scolastico. In più, otteneva compensi extra grazie alla sua attività parallela. Un uso distorto dei fondi pubblici che mina la fiducia nelle istituzioni e nel sistema di welfare.
La Finanza: controlli serrati sulla spesa pubblica
L’intervento rientra in una più ampia strategia della Guardia di Finanza per contrastare le irregolarità nella spesa pubblica. Le forze dell’ordine intensificano i controlli per garantire legalità e corretto utilizzo delle risorse economiche destinate all’assistenza.
La Legge 104 è uno strumento fondamentale per tutelare i diritti delle persone fragili. Tuttavia, casi come questo evidenziano la necessità di verifiche puntuali e costanti per evitare abusi.
Anche nel privato: confermato il licenziamento per secondo lavoro
Il tema dell’abuso dei permessi tocca anche il settore privato. Di recente, il Tribunale di Benevento, con una sentenza del 24 marzo 2025, ha confermato il licenziamento di un dipendente che, durante le ore di permesso Legge 104 per assistere la suocera disabile, svolgeva un secondo lavoro. Accertato tramite agenti investigativi privati. La Corte ha ritenuto legittimo il licenziamento, in quanto l’attività lavorativa svolta durante il periodo di assenza comprometteva il rapporto di fiducia con il datore di lavoro.
Un altro segnale chiaro: il tempo retribuito per motivi personali o di salute non può essere usato per scopi professionali alternativi.