I cedolini paga di Comuni, Città metropolitane, Province e Regioni rompono finalmente i vecchi vincoli. I tetti di spesa e i rigidi limiti in decimali che per anni hanno imbrigliato gli enti locali vengono superati.
È la risposta concreta all’impegno del ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo per colmare lo spread retributivo tra enti locali e amministrazioni centrali. Il potenziale è enorme, ma non tutti potranno percorrere questa strada.
Aumenti fino a 3.926 euro lordi all’anno
La norma inserita nel decreto legge sulla PA permette di innalzare la quota stabile del fondo per le risorse decentrate fino al 48% della spesa per gli stipendi tabellari 2023 del personale non dirigente.
Tradotto in numeri: per i dipendenti dei Comuni l’aumento medio stimato è di 3.926 euro lordi l’anno, ovvero 302 euro al mese su 13 mensilità. Un’impennata dell’8,8% della massa salariale.
Parliamo di una misura che può valere 1,5 miliardi per i Comuni e 300 milioni per Province e Regioni. Ma attenzione: non è oro per tutti.
Il 38% dei Comuni è fuori dai giochi
Secondo la Fp Cgil, circa 3.000 Comuni, pari al 38% del totale, non riusciranno a sfruttare l’aumento. Il motivo? Mancanza di risorse nei bilanci.
I dati del Ministero dell’Interno parlano chiaro: 212 Comuni in dissesto e 278 in riequilibrio finanziario, soprattutto nel Sud Italia. Senza fondi, niente aumenti.
E non solo: anche chi ha i conti in ordine dovrà rispettare il rapporto tra spesa per il personale ed entrate correnti, oltre a non compromettere l’equilibrio di bilancio certificato dai revisori.
I sindacati: rischio gabbie salariali
La Cgil Funzione Pubblica parla di “norma spot”. La segretaria Tatiana Cazzaniga avverte: “Servono risorse sullo stipendio tabellare. Il rischio è che solo pochi Comuni possano permettersi gli aumenti, creando nuove disuguaglianze territoriali”.
Anche la Uil Fpl, pur apprezzando l’impianto generale, propone correttivi concreti:
- Clausola di salvaguardia assunzionale per non bloccare il turn over
- Certificazione tecnica di sostenibilità per evitare squilibri di bilancio
- Fondo perequativo nazionale finanziato anche con Pnrr e Fnc
- Decreti attuativi correttivi per garantire l’equità tra territori
Senza questi strumenti, l’aumento da 300 euro rischia di diventare un privilegio per pochi fortunati.