Il Governo è intervenuto per correggere una criticità fiscale che avrebbe colpito milioni di contribuenti italiani. La norma sugli acconti Irpef 2025, così com’era formulata, rischiava di penalizzare pesantemente lavoratori con più rapporti di lavoro o redditi discontinui, come dipendenti con secondo lavoro, precari (anche della scuola), collaboratori e pensionati.
Ecco quindi il dietro front dell’Esecutivo.
Il problema: calcolo degli acconti Irpef con vecchie aliquote
A generare confusione è stato il disallineamento tra la riforma dell’Irpef 2024 e il sistema degli acconti previsto per l’anno successivo.
Nonostante l’introduzione di una nuova aliquota al 23% per i redditi tra 15.000 e 28.000 euro e l’aumento della detrazione da 1.880 a 1.955 euro, il calcolo degli acconti Irpef 2025 si basava ancora sul vecchio sistema a quattro aliquote, più sfavorevole.
Il risultato? Migliaia di contribuenti si sarebbero trovati a pagare acconti più alti – con un’aliquota del 25% al posto del 23% – nonostante la riforma già in vigore.
I più penalizzati dagli acconti Irpef
La misura avrebbe colpito in particolare:
- lavoratori dipendenti con più CU (Certificazioni Uniche), spesso per via di contratti brevi, collaborazioni o secondo impiego;
- i precari e stagionali, sia pubblici che privati;
- i pensionati con redditi integrativi o cumulati.
Secondo le simulazioni dei Caf della CGIL, l’aggravio fiscale avrebbe oscillato tra 75 e 260 euro per i lavoratori e tra 100 e 260 euro per i pensionati.
Aumenti in busta paga
Le proteste e le denunce del Caf CGIL hanno dato i frutti sperati: il Consiglio dei ministri del 22 aprile scorso ha approvato un decreto legge con le norme correttive che chiariscono in modo definitivo le regole per il calcolo degli acconti Irpef 2025.
Il nuovo decreto introduce l’applicazione immediata del nuovo sistema a tre aliquote, evitando quindi penalizzazioni ingiustificate nei confronti di milioni di lavoratori, sia del settore pubblico che del privato, nonché dei pensionati.
L’intervento del Governo non solo evita una stangata fiscale e garantisce maggiore equità a chi ha redditi discontinui o multipli. Ma di fatto si traduce anche in un piccolo aumento netto in busta paga per molti lavoratori. Applicando fin da subito la nuova aliquota Irpef al 23%, chi rientra nella fascia di reddito tra 15.000 e 28.000 euro pagherà infatti meno tasse rispetto al vecchio sistema.
E anche i pensionati con redditi cumulativi potranno notare un leggero incremento sul netto mensile.