HomeEvidenzaPagamento TFS Scuola, Ora Si Cambia: Avviata l’Azione alla Corte Costituzionale

Pagamento TFS Scuola, Ora Si Cambia: Avviata l’Azione alla Corte Costituzionale

Il trattamento di fine servizio (TFS) per il personale scolastico continua a essere oggetto di dibattito a causa dei lunghi tempi di erogazione e delle modalità di pagamento rateizzate.

Recentemente, il sindacato Anief – Associazione nazionale insegnanti e formatori – ha deciso di agire legalmente, presentando un’istanza alla Corte Costituzionale per contestare queste pratiche.

Tempi di erogazione del TFS agli statali

Nel settore privato, i lavoratori ricevono il trattamento di fine rapporto (TFR) entro 45 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro. Al contrario, nel settore pubblico, in particolare per il personale scolastico, il TFS può essere erogato fino a 7 anni dopo il pensionamento, spesso in più rate.

Questa differenza ha sollevato preoccupazioni riguardo all’equità e alla tempestività dei pagamenti dovuti ai dipendenti pubblici.

Per tale motivo, il sindacato Anief ha presentato un’istanza alla Corte Costituzionale, sostenendo che le norme che regolano il differimento e la rateizzazione del TFS violano i diritti dei lavoratori pubblici. In particolare, si fa riferimento agli articoli 36 e 117 della Costituzione italiana, che garantiscono il diritto a una retribuzione proporzionata e tempestiva.

Il sindacato ha anche citato alcune sentenze che negli ultimi anni hanno riconosciuto il carattere retributivo del TFS, aprendo spiragli per una revisione delle attuali regole di erogazione. La Corte Costituzionale stessa, con alcune decisioni precedenti, ha espresso perplessità sulla legittimità di tempi così lunghi, specialmente quando si configurano come una penalizzazione senza giustificazione economica reale.

La petizione di Anief

La questione del TFS pagato in ritardo e a rate ha un impatto significativo su docenti e personale ATA, che rappresentano una parte consistente dei dipendenti pubblici.

Anief sottolinea infatti che il TFS rappresenta una retribuzione differita, finanziata anche attraverso una trattenuta del 2,5% sullo stipendio dei lavoratori. Il ritardo nel pagamento compromette la dignità e la sicurezza economica dei pensionati che hanno contribuito al sistema previdenziale per tutta la durata della loro carriera.

Da alcuni giorni, il sindacato ha anche lanciato una petizione per sollecitare il Governo ad abolire la trattenuta del 2,5% TFR per i neo-assunti dal 2001 e rimetterla integralmente a carico dello Stato quale datore di lavoro. Questo, ha spiegato il sindacalista, “per garantire la parità di trattamento tra tutti i lavoratori del pubblico impiego e tra questi e quelli del settore privato […]. Tale principio di parità di trattamento si pone a ineludibile presidio dello stesso diritto a una retribuzione sufficiente e proporzionata”, ha concluso Pacifico.

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