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Stipendi NoiPA, il Taglio del Cuneo Fiscale può Azzerare il Bonus da 100€

Con la Legge di Bilancio 2025 è stato confermato il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti, una misura pensata per aumentare il netto in busta paga riducendo l’IRPEF.

Tuttavia, questa riduzione può avere effetti collaterali non sempre vantaggiosi, soprattutto per particolari dipendenti. Vediamo perché e come arginare eventuali svantaggi.

A chi si applica il taglio del cuneo fiscale

Il taglio del cuneo fiscale è una misura pensata per aumentare il netto in busta paga dei lavoratori, attraverso una riduzione del prelievo fiscale. Si applica in modo progressivo in base al reddito annuo complessivo:

  • redditi fino a 8.500 euro: riduzione del 7,1%;
  • redditi tra 8.501 e 15.000 euro: riduzione del 5,3%;
  • redditi tra 15.001 e 20.000 euro: riduzione del 4,8%;
  • redditi tra 20.001 e 32.000 euro: detrazione fissa di 1.000 euro;
  • redditi tra 32.001 e 40.000 euro: detrazione decrescente da 1000 euro a 0;
  • redditi oltre 40.000 euro: nessun beneficio.

Come detto, la riduzione del prelievo fiscale fa aumentare il netto in busta paga. Nonostante un apparente vantaggio, non tutti i lavoratori però trarranno beneficio reale dal taglio.

Perché con un netto più alto si rischia di non aver più diritto al trattamento integrativo. Vediamo meglio.

A chi spetta il trattamento integrativo

Il trattamento integrativo da 1.200 euro annui, introdotto con la legge n. 21/2020 (ex “bonus Renzi”) rappresenta una misura di sostegno al reddito per i lavoratori dipendenti con redditi medio bassi.

Spetta infatti a chi ha un reddito complessivo annuo fino a 15.000 euro. È riconosciuto anche a chi percepisce un reddito compreso tra 15.001 e 28.000 euro, a condizione però che l’imposta lorda sia superiore alle detrazioni da lavoro dipendente. E proprio qui sorge il problema.

Il taglio del cuneo fiscale, infatti, agisce sull’imposta lorda. E se quest’ultima si riduce, può arrivare al punto da far decadere parzialmente o totalmente il diritto al trattamento integrativo. In pratica: si guadagna qualcosa da una parte, ma si rischia di perdere da un’altra.

Per questo motivo, NoiPA dà la possibilità ai dipendenti pubblici di rinunciare sia all’applicazione del taglio del cuneo fiscale sia al trattamento integrativo. Soffermiamoci su questa seconda opzione.

Rinunciare al trattamento integrativo tramite NoiPA

I lavoratori hanno la possibilità di scegliere se rinunciare al trattamento integrativo. I dipendenti pubblici possono farlo direttamente dalla piattaforma NoiPA.

Questa scelta è importante soprattutto per evitare conguagli a debito a fine anno, quando si fa il bilancio tra quanto percepito e quanto effettivamente spettante. La rinuncia consente di evitare sorprese e dover restituire somme già incassate e può convenire a:

  • chi vuole evitare conguagli negativi a fine anno;
  • chi ha redditi vicini ai 28.000 euro, soglia oltre la quale il trattamento integrativo si riduce o sparisce;
  • chi ha più fonti di reddito, che potrebbero sommarsi e far superare il limite.

Il sindacato dei militari USAMI, per esempio, consiglia di valutare con attenzione se convenga o meno rinunciare al trattamento integrativo, in particolare per chi rientra nella fascia di reddito tra 15 e 28 mila euro, dove è maggiore il rischio di perderlo o subirne il recupero a posteriori.

Se il dipendente sceglie di rinunciare al trattamento integrativo pur avendone il diritto può recuperare le somme spettanti presentando il 730.

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