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Caldo in Arrivo: Stabilito il Divieto di Lavoro dalle 12:30 alle 16:00. Ecco le prime Ordinanze

Nel pieno dell’estate 2025, con le temperature che toccano frequentemente i 40 gradi e il numero di allerta caldo in costante aumento, arriva la prima misura concreta a tutela della salute dei lavoratori esposti al sole: come agricoltura ed edilizia.

È il Lazio ad aprire la strada, firmando un’ordinanza che vieta il lavoro all’aperto durante le ore più critiche della giornata, dalle 12:30 alle 16:00, quando il rischio da stress termico è classificato come “Alto” dalla piattaforma scientifica Worklimate.

Una decisione che rompe gli indugi e che segna una svolta nella lotta agli effetti della crisi climatica sui luoghi di lavoro, anticipando perfino la Puglia, che negli anni scorsi era sempre stata la prima a intervenire con un divieto simile. Quest’anno invece è stata battuta sul tempo.

Una misura concreta per proteggere chi lavora sotto il sole

Il provvedimento riguarda tutti i settori dove il lavoro fisico si svolge all’aperto: agricoltura, edilizia, florovivaismo e attività estrattive, comparti dove l’esposizione diretta al sole può rappresentare un rischio grave per la salute, se non addirittura mortale.

Abbiamo il dovere di proteggere chi lavora all’aperto – ha dichiarato il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca – soprattutto nei momenti in cui il caldo estremo rende pericolosa ogni attività fisica. Questa ordinanza è un atto di responsabilità, non solo di buon senso”.

Come funziona il nuovo divieto e quando scatta

L’ordinanza si basa sul sistema di monitoraggio Worklimate, sviluppato da CNR e INAIL, che rileva quotidianamente il livello di rischio da calore legato all’attività fisica all’aperto. Quando il rischio è classificato come “Alto”, scatta automaticamente il divieto di lavoro tra le 12:30 e le 16:00.

Questo significa che:

  • le imprese dovranno rimodulare i turni,
  • sospendere temporaneamente le attività,
  • o anticipare/spostare i lavori nelle ore meno calde.

Un meccanismo semplice ma efficace, che ha l’obiettivo di prevenire colpi di calore, malori e infortuni gravi, sempre più frequenti nei mesi estivi.

Il precedente che può cambiare tutto

L’intervento del Lazio rappresenta un precedente importante a livello nazionale. Secondo gli ultimi dati INAIL, gli infortuni sul lavoro legati al caldo sono aumentati negli ultimi cinque anni, in particolare a luglio e agosto. Solo nel 2022, si stima che in Italia ci siano stati oltre 18.000 decessi associati alle alte temperature.

Numeri allarmanti che riflettono una realtà sempre più pericolosa: braccianti nei campi, operai sui cantieri, lavoratori delle serre e delle cave che operano in condizioni al limite, spesso senza tutele adeguate.

Altre Regioni si preparano a seguire l’esempio

L’ordinanza del Lazio non resterà isolata: altre Regioni stanno valutando misure simili. Negli anni scorsi erano state Puglia, Sicilia ed Emilia-Romagna a muoversi per prime. Nel 2025, però, l’emergenza climatica e la pressione dei sindacati stanno accelerando i tempi.

Ma non basta. Come ha ricordato anche Rocca, serve una legge nazionale che renda queste tutele uniformi in tutto il territorio, evitando che la sicurezza dei lavoratori dipenda dalla Regione in cui vivono.

La proposta di legge nazionale è ferma

Nonostante esista una proposta legislativa ispirata proprio a Worklimate, da mesi giace bloccata in Parlamento. E mentre la crisi climatica avanza, c’è il rischio concreto che la salute nei luoghi di lavoro all’aperto resti una responsabilità lasciata alle singole amministrazioni regionali, generando disuguaglianze.

Nel frattempo, il Lazio si è mosso per primo nel 2025, lanciando un segnale chiaro: il lavoro sotto il sole non può più essere affrontato come un’emergenza momentanea, ma va gestito come una nuova normalità climatica.

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