La nomina di Luigi Sbarra, ex segretario generale della Cisl, a sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega per il Sud, non è passata inosservata.
Secondo l’Unione Sindacale di Base (USB), si tratta di una “evidente ricompensa” da parte del Governo Meloni a un sindacato considerato ormai organico al potere esecutivo.
Nel comunicato diffuso da USB, si denuncia con parole dure “l’inarrestabile deriva neocorporativa del sindacalismo confederale tradizionale”, di cui la Cisl sarebbe l’esempio più emblematico.
Sbarra, insomma, non sarebbe stato scelto per meriti istituzionali, ma come figura simbolica di un’alleanza politica e sociale tra Governo e sindacati moderati.
Contratti a perdere per gli Statali
USB non si limita a criticare la nomina, ma ricostruisce il percorso che l’ha resa possibile.
Al centro della contestazione c’è la firma del contratto nazionale delle Funzioni Centrali nel pubblico impiego.
Un accordo firmato dalla sola Cisl, con l’appoggio di alcune sigle “pseudo autonome”, e senza il consenso di CGIL e UIL.
Secondo USB, quell’accordo ha provocato una perdita secca del 10% del potere d’acquisto per centinaia di migliaia di lavoratori statali.
Una firma che ha “rotto la tanto sbandierata unità della triplice confederale”, segnando un passaggio storico: la Cisl diventa di fatto il sindacato di Stato.
Dalla partecipazione agli utili alla linea astensionista
La spaccatura tra la Cisl e il resto del fronte sindacale non si limita alla contrattazione.
Nel comunicato, USB elenca anche altre scelte politiche che confermano il posizionamento filo-governativo di Sbarra e della sua ex sigla.
In primis, la legge sulla partecipazione agli utili aziendali, fortemente voluta proprio dalla Cisl, che USB giudica come l’ennesimo tassello del modello neocorporativo.
Poi, l’appoggio alla linea astensionista del Governo sui referendum di inizio giugno, una posizione che – secondo USB – tradisce la missione stessa del sindacato come soggetto di cambiamento.
Il Sud e le logiche clientelari
USB lancia anche un allarme sulla delega ricevuta da Sbarra: quella per le politiche del Sud.
Un incarico che, secondo il sindacato di base, non può che preoccupare: “Sorvoliamo su come un sottosegretario nominato con queste logiche possa avere una funzione positiva per il Sud del Paese”, si legge nel comunicato.
Il rischio, sottolinea USB, è che si prosegua con “le vecchie logiche clientelari”, in un Mezzogiorno che avrebbe invece bisogno di investimenti strutturali, salari dignitosi e occupazione stabile.
USB chiama alla mobilitazione
Nel quadro di una rappresentanza sempre più sbilanciata a favore del Governo, USB rilancia il proprio progetto: un’alternativa sindacale conflittuale, indipendente e autonoma.
La mobilitazione è già fissata: sciopero generale il 20 giugno, seguito da una manifestazione nazionale il 21 giugno alle ore 14:00 in Piazza Vittorio a Roma.
Le parole d’ordine sono chiare:
No al riarmo,
Stop al genocidio in Palestina,
Salari dignitosi per tutte e tutti.
Un messaggio netto contro la subalternità sindacale, per ricostruire dal basso una nuova rappresentanza del lavoro.