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Meno Scuola d’Estate e Più Chiusure Durante l’Anno: Ecco Perché i Sindacati Non Sono d’Accordo

Il dibattito nella scuola sulla proposta di rivoluzionare il calendario scolastico, partita dall’Emilia-Romagna, ha recentemente riacceso l’attenzione pubblica. L’idea è quella di ridurre la pausa estiva e introdurre una pausa primaverile, la cosiddetta spring break.

Tuttavia, tali proposte hanno suscitato reazioni critiche da parte di sindacati e dirigenti scolastici, preoccupati per le implicazioni pratiche e organizzative di tali cambiamenti. Sia per gli insegnanti che per le famiglie.

La proposta di riforma del calendario della scuola

L’assessora all’Istruzione dell’Emilia Romagna, Isabella Conti, ha avanzato l’idea di riformare il calendario scolastico, proponendo di abbreviare le vacanze estive e introdurre una pausa in primavera.

L’obiettivo dichiarato è quello di migliorare l’apprendimento degli studenti, riducendo il fenomeno del summer learning loss (ossia la dispersione delle conoscenze causata da una pausa estiva troppo lunga) e offrendo momenti di recupero durante l’anno scolastico. Inoltre, si intende armonizzare il calendario con le esigenze familiari, facilitando la conciliazione tra lavoro e vita privata per i genitori.

Tuttavia, la proposta non ha mancato di sollevare preoccupazioni tra i principali attori del sistema scolastico.

Le critiche della FLC CGIL Emilia-Romagna

La FLC CGIL Emilia-Romagna, rappresentata dalla segretaria Monica Ottaviani, ha espresso forti riserve sulla proposta di riforma. Ottaviani sottolinea come la proposta non tenga conto delle condizioni strutturali delle scuole, molte delle quali non sono dotate di impianti di climatizzazione, rendendo difficile l’attuazione di un calendario che preveda attività scolastiche durante i mesi più caldi.

«Non ci sono insegnanti, i concorsi durano due o tre anni perché la programmazione è ballerina, in Emilia-Romagna il 30% del personale precario arriva a ottobre. L’urgenza della scuola è stabilizzare il personale e lavorare sulla qualità dell’offerta formativa: questa è la vera battaglia da fare, altro che calendario scolastico».

Inoltre, il sindacato evidenzia la necessità di considerare altri aspetti, come l’organizzazione dei trasporti e la distribuzione del personale scolastico, prima di procedere a modifiche del genere.

Anche FLC CGIL Piacenza e Modena sono contrarie

Anche la FLC CGIL di Piacenza ha manifestato il proprio dissenso nei confronti della proposta di riforma del calendario scolastico.

Dure le parole del segretario generale, Giovanni Zavattoni: «È impensabile che una riforma di tale impatto sociale ed economico venga anche solo ipotizzata senza un dialogo preventivo e approfondito con le parti sociali e con chi la scuola la vive e la fa funzionare ogni giorno. Non è una questione che riguarda solo il personale scolastico, ma l’intera comunità: parliamo di modificare i tempi di vita e di lavoro di migliaia di famiglie, con ricadute dirette su servizi essenziali come i trasporti e le mense».

Dello stesso avviso anche la FLC CGIL di Modena, per la quale la revisione del calendario scolastico non è una priorità: «Prima vanno affrontati i nodi, le criticità, poi si può parlare anche di revisione del calendario» ha sottolineato la segretaria generale Eleonora Verde.

Le opinioni nella scuola nel resto d’Italia

Al momento, nessun sindacato di altre regioni ha preso una posizione ufficiale contro la proposta dell’assessora dell’Emilia-Romagna.

Tuttavia, è probabile che anche altrove ci siano dubbi simili, soprattutto se si considera che molte scuole in Italia non sono attrezzate per restare aperte nei mesi più caldi, mancando spesso di impianti di climatizzazione.

In passato, anche la FLC CGIL nazionale ha criticato cambiamenti al calendario scolastico fatti senza prima investire su edifici, personale e organizzazione. Insomma, prima di modificare il calendario, per molti serve affrontare prima i problemi concreti della scuola.

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