Con l’avvicinarsi del 2027, l’Italia si trova davanti a un bivio cruciale in materia previdenziale. Le nuove proiezioni della Ragioneria Generale dello Stato e dell’Istat indicano un imminente aumento dei requisiti per andare in pensione, in particolare per la pensione di vecchiaia e quella anticipata. Un cambiamento che, se non sterilizzato, colpirà duramente una categoria ben precisa: i lavoratori della scuola, in particolare i Docenti e ATA nati nei mesi estivi, che rischiano di lavorare un anno in più rispetto ai colleghi nati in altri periodi dell’anno.
Una stortura del sistema che si intreccia con scelte politiche delicate: varare un provvedimento così impopolare proprio nel 2027, anno delle elezioni politiche, potrebbe rappresentare un errore strategico per l’esecutivo. Ecco perché, al di là delle proiezioni tecniche, prende piede l’ipotesi che l’aumento venga rinviato all’inizio della nuova legislatura, dopo il voto.
Il Sistema Pensionistico Cambia: dal 2027 requisiti maggiori
Secondo l’ultimo aggiornamento del rapporto 2024 della Ragioneria Generale dello Stato (RGS), a partire dal 2027 scatteranno nuovi requisiti di età e contribuzione per l’accesso alla pensione. L’aumento è previsto in base al meccanismo automatico di adeguamento all’aspettativa di vita, come stabilito dalla normativa vigente.
Le modifiche previste includono:
- Pensione di vecchiaia: passerà da 67 anni a 67 anni e 3 mesi nel 2027, con ulteriore aumento a 67 anni e 5 mesi nel 2029.
- Pensione anticipata (con contributi): richiesta di 43 anni e 1 mese per gli uomini e 42 anni e 1 mese per le donne a partire dal 2027, con aumento di 2 mesi nel 2029.
Tuttavia, queste proiezioni non sono ancora legge. Servono un decreto congiunto dei Ministeri dell’Economia e del Lavoro per renderle effettive. Ed è qui che entra in gioco la politica.
Il Governo Vuole Evitare l’Aumento nel 2027?
Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è intervenuto per chiarire che l’aumento dei requisiti pensionistici rappresenta, per ora, una mera indicazione tecnica. Nessuna decisione definitiva è stata presa, e le scelte finali dipenderanno da un confronto politico ampio e approfondito.
Il Ministro ha anche sottolineato che i dati Istat lasciano quindi margini di manovra per eventuali correttivi.
Una possibilità concreta è che il Governo scelga di sterilizzare l’aumento, come già richiesto da diverse forze politiche – in primis la Lega – evitando così una misura che risulterebbe impopolare, soprattutto tra i lavoratori più anziani.
E c’è un ulteriore elemento da considerare: il calendario elettorale.
Elezioni 2027 e Pensioni: Una Scelta Politicamente Pericolosa
Aumentare l’età pensionabile nel 2027, a ridosso delle elezioni politiche, sarebbe una mossa altamente impopolare. Questo rischio è ben presente nelle riflessioni del Governo e delle forze di maggioranza. È infatti plausibile che l’esecutivo decida di rimandare l’entrata in vigore delle nuove soglie pensionistiche alla prossima legislatura, lasciando la patata bollente al futuro Governo.
Un aumento dei requisiti, in particolare in un periodo storico di forte incertezza economica e con una popolazione che invecchia rapidamente, potrebbe alienare una fetta importante dell’elettorato: quella dei lavoratori prossimi alla pensione, in particolare nei settori pubblici come la scuola.
È quindi lecito ritenere che l’Esecutivo stia valutando la possibilità di posticipare ogni decisione al 2028, lasciando al prossimo Parlamento il compito (e la responsabilità) di affrontare il tema.
Pensioni Scuola: Docenti e ATA i più penalizzati
Il comparto scuola ha regole pensionistiche specifiche, diverse rispetto ad altri settori pubblici o privati. In particolare, l’unica finestra di uscita è fissata il 1° settembre di ogni anno, in modo da garantire continuità nell’anno scolastico. Questo vincolo genera effetti distorsivi per alcuni lavoratori.
Chi matura i requisiti pensionistici nei mesi di giugno, luglio o agosto non può andare in pensione immediatamente, ma deve aspettare l’anno scolastico successivo. In pratica, significa lavorare un anno intero in più.
Una penalizzazione evidente rispetto ai colleghi nati nei primi mesi dell’anno, che possono invece maturare i requisiti in tempo utile per la finestra di settembre dello stesso anno.
L’auspicio è che il Governo, prima di approvare qualsiasi riforma, tenga conto di queste specificità settoriali e adotti un approccio equo e sostenibile.