Il ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, ha lanciato un ultimatum chiaro e deciso: i 20 miliardi stanziati per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego rappresentano un unicum storico, ma rischiano di sfumare se non verranno spesi per il loro scopo originario.
I principali sindacati, Cgil e Uil, infatti, si rifiutano di firmare gli accordi, di Scuola e Enti Locali, giudicando ancora insufficiente l’aumento previsto. Zangrillo ha avvertito che, in caso di mancato utilizzo, tali fondi potrebbero essere destinati altrove.
Mancato rinnovo Ccnl Statali, Zangrillo minaccia di dirottare le risorse
In due leggi di Bilancio il governo ha messo a disposizione 20 miliardi di euro per i rinnovi dei dipendenti della pubblica amministrazione, sia per il triennio 2022-2024 che per il triennio 2025-2027. «Mai sono state stanziate così tante risorse tutte insieme», ha ribadito il ministro Zangrillo.
Risorse che però rischiano di sfumare. Il cuore della questione riguarda la lentezza nella firma da parte di Cgil e Uil. I sindacati considerano gli aumenti proposti per il rinnovo di contratto dei dipendenti statali insufficienti a compensare la perdita del potere d’acquisto causata dall’inflazione. L’aumento, infatti, si attesta mediamente sul 6‑7% (circa 140 euro lordi mensili) a fronte di un’inflazione pari a circa il 18% dal 2021. Per Zangrillo, invece, la loro ostinazione rifletterebbe motivazioni politiche, e non economiche.
«Se non utilizziamo questi fondi, potrebbero essere destinati ad altri scopi», ha dichiarato, aggiungendo che il ministro dell’Economia Giorgetti potrebbe chiedergli conto sull’effettivo impiego delle risorse.
Ma può davvero ritirare i soldi?
Sebbene il ministro abbia paventato la possibilità di dirottare le risorse altrove, la legge attuale non prevede un potere diretto di reimpiego senza un accordo sindacale. In pratica, Zangrillo può lanciare avvertimenti e creare pressione politica, ma non può legalmente “ritirare” o rimodulare autonomamente quei fondi.
L’impegno è comunque a trovare un’intesa: il governo ha già riconvocato i sindacati per il 30 luglio, con l’obiettivo di chiudere rapidamente la trattativa che coinvolge 3,2 milioni di dipendenti pubblici.
Tuttavia, la tensione rimane alta: da un lato l’appello a “fare presto o i soldi rischiano di andare persi”. Dall’altro, la presa di posizione sindacale che ritiene inaccettabile firmare per cifre insufficienti.



