La previdenza complementare, come quella offerta dal Fondo Perseo-Sirio dedicata ai lavoratori delle Funzioni Centrali e Locali, nasce con l’obiettivo di integrare la pensione pubblica, garantendo un futuro più sereno ai dipendenti. Un sistema incentivato dallo Stato stesso, che riconosce vantaggi fiscali per chi sceglie di destinare parte del proprio stipendio al risparmio pensionistico.
Peccato però che, per migliaia di iscritti, questo beneficio si stia trasformando in un incubo fiscale. Dopo ben quattro anni da un errore commesso dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), molti di loro hanno ricevuto cartelle esattoriali tra le quali qualcuna da oltre 1.000 euro. Il motivo? Un’irregolarità nelle Certificazioni Uniche (CU) del 2022 relative ai redditi 2021, emesse in modo errato dal datore di lavoro, che oggi ricade interamente sui lavoratori, nonostante la loro totale estraneità alla vicenda.
Il Pasticcio del MEF: errori, conguagli e nuove CU
Tutto inizia a marzo del 2022, quando NoiPA – in qualità di sostituto d’imposta – emette le Certificazioni Uniche necessarie per la dichiarazione dei redditi. A causa di un errore nel calcolo del beneficio fiscale legato alla previdenza complementare, molti lavoratori ricevono una CU con vantaggi superiori a quelli effettivamente spettanti in quanto sono detratti dall’imponibile sia gli oneri a carico del dipendente che del datore di lavoro.
Il MEF si accorge dell’errore solo mesi dopo, ricalcola le certificazioni e procede al recupero degli importi tramite conguagli in busta paga, effettuati tra maggio e settembre. In teoria, la situazione avrebbe dovuto concludersi lì, ma in pratica si è creato un cortocircuito burocratico.
Infatti, i lavoratori che avevano già presentato la dichiarazione dei redditi sulla base della prima CU si sono ritrovati, anni dopo, ad avere una posizione fiscale irregolare. Il sistema dell’Agenzia delle Entrate ha “registrato” un’anomalia tra quanto dichiarato e quanto risultante dai nuovi documenti fiscali, generando – a distanza di tempo – cartelle esattoriali.

Una situazione paradossale: chi ha presentato il mod. 730 ora è penalizzato
Il paradosso è evidente: chi, in buona fede, ha rispettato tutte le regole e presentato il modello 730 (o Redditi PF) nel 2021, è oggi il più penalizzato. Questi lavoratori, basandosi sulla prima CU disponibile, hanno compilato correttamente la propria dichiarazione dei redditi. Nessuna omissione, nessun dolo. Eppure, a causa della modifica successiva dei dati da parte del MEF, oggi si ritrovano in debito con il fisco.
Al contrario, chi non ha presentato alcuna dichiarazione perché non ne aveva l’obbligo, non ha subito conseguenze: il conguaglio è stato effettuato in busta paga e non ha prodotto ulteriori effetti fiscali.
Un’ingiustizia profonda, che colpisce proprio coloro che hanno agito secondo coscienza e nel rispetto delle regole.
Oltre mille Euro da pagare senza colpe
Il danno oggi è tangibile e drammatico: le cartelle esattoriali sono già in arrivo e, in molti casi, superano i mille euro. Famiglie di lavoratori pubblici, già provate dal caro vita, dall’inflazione e da anni di incertezze economiche, si ritrovano a dover pagare importi consistenti per sanare un errore non loro come riconosce la stessa Agenzia delle Entrate.
Il caos generato dai debiti agli iscritti al Fondo è una pessima pubblicità in questo momento, dove il personale assunto dal 2019 deve decidere se aderire al fondo o meno.
Il rispetto per il contribuente e la fiducia nella previdenza complementare passano anche da qui: da come lo Stato gestisce i propri errori e da come protegge i propri cittadini da ingiustizie che rischiano di minarne la dignità e la serenità.



