Per 1.823 metalmeccanici dello stabilimento Stellantis di Termoli il rientro dalle ferie non ci sarà.
Dal 1° settembre scatterà un nuovo contratto di solidarietà che durerà un anno intero, fino al 31 agosto 2026. Una misura difensiva, concordata tra azienda e sindacati, che conferma lo stato di crisi profonda dello stabilimento molisano.
Il caso Termoli e il futuro incerto
A Termoli, negli ultimi dieci anni, si è passati da 3.500 a meno di 1.900 dipendenti. Lo stabilimento ha perso il progetto della gigafactory di ACC e non ha più il peso produttivo di un tempo. Il motore Fire, storico prodotto FCA, è uscito di scena dopo la fusione con Peugeot.
Le nuove produzioni non sono sufficienti: il cambio elettronico eDct arriverà solo a fine 2026. Nel frattempo, Termoli deve rallentare ancora, senza precedenti per un periodo così lungo di solidarietà.
L’accordo, per un anno intero, secondo i più attenti osservatori costituisce anche una sorta di “invito ad lasciare” rivolto a nuovi lavoratori, considerato che Stellantis ha ancora aperto l’accordo per gli incentivi all’esodo firmato nel 2024. Un anno è un periodo lungo in cui non è escluso che i dipendenti, guardandosi intorno, optino per lasciare l’azienda e avviarsi ad un altro lavoro.
Le reazioni dei sindacati
I sindacati parlano di “assenza di prospettiva”. Per Fim-Cisl, Termoli è il sito che paga il prezzo più alto della crisi Stellantis. La Fiom Molise definisce “inaccettabile” che un polo strategico venga
lasciato senza futuro, chiedendo risposte immediate. Per la Uilm, il contesto internazionale complica tutto: vendite in calo, dazi Usa, transizione ecologica non governata. Le sigle chiedono di incontrare l’ad Antonio Filosa per ottenere certezze sugli investimenti.
Un segnale pericoloso per tutta Stellantis Italia
Il caso Termoli preoccupa non solo i lavoratori diretti ma anche l’indotto, fatto di subfornitori e aziende legate alle commesse locali.
Inoltre la scelta di fermare oltre 1.800 addetti per un anno intero è un pessimo segnale per tutti gli stabilimenti italiani di Stellantis. L’assenza di nuovi prodotti e di piani industriali chiari rischia di mettere in discussione la tenuta complessiva del settore auto in Italia.