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Colf e Badanti, in arrivo fino a 3.000 euro con il Bonus Mamma: cosa decide la Consulta

Potrebbe aprirsi una novità importante per colf e badanti, escluse finora dal cosiddetto Bonus Mamme, il beneficio introdotto con la Legge di Bilancio 2024 che prevede un esonero contributivo fino a 3.000 euro annui per le madri lavoratrici. Nei prossimi giorni, infatti, è attesa la decisione della Corte Costituzionale sul ricorso sollevato dal Tribunale di Milano con ordinanza n. 217/2024, discusso lo scorso 11 giugno su iniziativa del sindacato Anief.

Si tratta del sindacato del personale scolastico che ha animato una serie di vertenze legali che vanno nella direzione di tutelare tutte le lavoratrici escluse dalla norma del Governo Meloni, a partire dalle supplenti della scuola ma anche le lavoratrici domestiche, completamente estromesse dal beneficio.

Perché colf e badanti sono rimaste fuori

La legge ha riconosciuto l’esonero solo alle madri con contratto a tempo indeterminato, escludendo lavoratrici precarie (di tutti i settori) e addette al lavoro domestico. Proprio questa esclusione è stata ritenuta dai giudici “non manifestamente infondata” per violazione degli articoli 3, 31 e 117 della Costituzione e in contrasto con il principio europeo di non discriminazione dei lavoratori a termine.

I ricorsi già vinti

Nel frattempo i legali Anief hanno ottenuto sentenze favorevoli in diversi tribunali italiani, come Lodi, Biella, Torino e Catania. In quest’ultimo caso, il giudice ha dichiarato che la normativa nazionale, così come scritta, deve essere disapplicata in quanto contraria alla direttiva UE 1999/70/CE. Grazie a queste decisioni, alcune lavoratrici precarie hanno già recuperato fino a 3.000 euro di contributi non riconosciuti.

Cosa può accadere adesso

Se la Consulta – che si esprimerà nelle prossime settimane – dovesse confermare l’illegittimità dell’esclusione, il Bonus Mamme andrebbe esteso anche a colf e badanti madri di due o più figli, con un impatto stimato di circa 200 milioni di euro per il 2024 e altrettanti per il 2025. In attesa della sentenza, il sindacato ricorda che è possibile aderire ai ricorsi per non perdere il diritto e interrompere la prescrizione dei crediti.

Per migliaia di lavoratrici domestiche italiane questa decisione potrebbe tradursi in un riconoscimento economico importante e in una conquista di equità rispetto alle altre categorie di lavoratrici madri.

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