Settembre 2025 è un mese importante per i beneficiari dell’Assegno Unico, la misura di sostegno economico per le famiglie con figli a carico. L’importo erogato in questo mese può infatti subire variazioni rispetto ai mesi precedenti, a seconda di cambiamenti nella composizione del nucleo familiare o nella situazione lavorativa dei genitori.
Vediamo quando e perché l’importo dell’Assegno Unico può cambiare, con esempi concreti.
Assegno Unico: beneficiari e importi
L’Assegno Unico spetta a tutte le famiglie con figli a carico fino a 21 anni. Non ci sono limiti d’età se disabili.
L’importo riconosciuto mensilmente varia a seconda dell’ISEE, dell’età e del numero dei figli a carico. Si va da un massimo di 201 euro al mese per ogni figlio minorenne a un minimo di 28,7 euro per ogni figlio maggiorenne. Tutti gli importi sono disponibili nell’allegato 1 della circolare INPS n. 33 del 4 febbraio 2025.
Ogni cambiamento interno al nucleo, quindi, può comportare un conseguente cambiamento nell’importo dell’Assegno Unico.
Quando può cambiare l’importo dell’Assegno Unico a settembre?
L’INPS ricalcola l’importo in questi casi:
- Nasce un figlio: il nucleo familiare si allarga, quindi l’assegno aumenta.
- Un figlio compie 18 anni: a seconda della situazione, può terminare la quota per minore o proseguire se studente o disoccupato.
- Un figlio esce dal nucleo familiare (ad esempio per matrimonio o indipendenza): si riduce il numero di componenti, quindi l’importo può diminuire.
- Il secondo genitore ricomincia a lavorare o cambia reddito: varia l’ISEE familiare, e quindi anche l’importo spettante.
Facciamo degli esempi pratici.
Esempi pratici di variazione dell’importo
1. Nasce un figlio
Se a settembre nasce un nuovo bambino, la famiglia deve comunicarlo all’INPS. L’Assegno Unico aumenta subito, perché si aggiunge un nuovo componente al nucleo.
Esempio: una famiglia con due figli riceve per ognuno un assegno da circa 150 euro. Con la nascita del terzo figlio, a settembre riceverà un importo più alto.
2. Un figlio compie 18 anni
Il figlio maggiorenne può continuare a far parte del nucleo e ricevere l’assegno solo se studente o disoccupato in cerca di lavoro, fino ai 21 anni.
Esempio: se un figlio compie 18 anni avrà diritto a un importo minore, in quanto con la maggiore età INPS riconosce un importo inferiore.
3. Un figlio esce dal nucleo familiare
Se un figlio lascia la famiglia, esce quindi dallo stato di famiglia perché, per esempio, si sposa, il nucleo si riduce e l’importo diminuisce.
Esempio: una famiglia di quattro persone che diventa tre vedrà ridursi l’assegno a partire da settembre.
4. Il secondo genitore ricomincia a lavorare o cambia reddito
In questo caso l’impatto sull’importo è positivo. INPS, infatti, riconosce una maggiorazione ai nuclei in cui entrambi i genitori sono titolari di reddito da lavoro.
Esempio: se il secondo genitore è un docente e a settembre torna in cattedra, spetta una maggiorazione fino a 34,40 euro al mese.



