Con l’avvio delle supplenze docenti 2025/26, torna di attualità il tema dell’interpello, introdotto con l’OM 88/2024 in sostituzione delle tradizionali MAD, e del cosiddetto interpello preventivo, già utilizzato in alcune province come strumento aggiuntivo.
Le due procedure hanno scopi diversi e conseguenze differenti per i docenti.
Cos’è l’Interpello
L’interpello è una procedura ufficiale di reclutamento avviata dagli Uffici scolastici o dalle scuole quando risultano esaurite le graduatorie di istituto, anche quelle delle scuole viciniori per attribuire supplenze docenti.
In questo caso, l’istituzione scolastica pubblica un avviso pubblico con i posti disponibili e invita gli aspiranti interessati a candidarsi.
Si tratta quindi di una chiamata aperta, trasparente e regolata, che può riguardare sia posti interi sia spezzoni orari, fino al 30 giugno o 31 agosto.
Cos’è l’interpello preventivo
Diverso è il discorso per l’interpello preventivo, uno strumento che alcune scuole utilizzano prima di procedere alle convocazioni da graduatoria di istituto. In questo caso, il dirigente scolastico raccoglie la disponibilità dei docenti potenzialmente interessati, per verificare chi sia effettivamente disposto ad accettare l’incarico.
L’interpello preventivo non ha valore vincolante: serve solo a sondare le adesioni e ridurre i casi di rinuncia al momento della proposta formale.
Perché è importante distinguerli
Molti docenti hanno confuso le due modalità lo scorso anno, ritenendo che l’interpello preventivo potesse sostituire le convocazioni ordinarie. In realtà, solo l’interpello regolato dall’OM n. 88/2024 è uno strumento ufficiale, mentre l’interpello preventivo è una prassi organizzativa locale.



