Il Parlamento ha approvato in via definitiva il disegno di legge delega che introduce una nuova forma di salario minimo in Italia, ma senza fissare una soglia oraria come quella dei 9 euro proposta in passato.
Invece di un importo definito per legge, la norma prevede che la retribuzione minima sia calcolata sulla base dei contratti collettivi nazionali (CCNL) più applicati in ciascun settore, assicurando così ai lavoratori uno stipendio proporzionato e sufficiente, in linea con quanto previsto dalla Costituzione.
Il testo, approvato al Senato con 78 voti favorevoli e 52 contrari, è diventato legge dopo il precedente via libera alla Camera.
Vediamo nel dettaglio.
Cosa prevede il nuovo salario minimo
Contrariamente alla proposta originaria delle opposizioni (che puntava a una soglia minima di 9 euro l’ora), il disegno di legge approvato dalla Camera non introduce una cifra fissa per legge, ma stabilisce che il trattamento economico minimo dei lavoratori venga determinato in base ai contratti collettivi nazionali (CCNL) più rappresentativi e diffusi.
Si tratta in pratica di una delega al Governo a intervenire per garantire ai lavoratori una retribuzione giusta e per rafforzare la disciplina dei controlli.
I contratti collettivi di riferimento verranno individuati per ciascun comparto produttivo, in base al numero di imprese e lavoratori coinvolti. La retribuzione così definita dovrà risultare proporzionata e sufficiente, rispettando i principi costituzionali.
Il salario minimo sarà quindi legato al contratto collettivo più favorevole e non sarà uguale per tutti, ma varierà a seconda del settore.
Estensione anche a chi non ha contratto collettivo
Un punto chiave della legge riguarda i lavoratori non coperti da contrattazione collettiva. In questi casi, si prevede che venga applicato il trattamento economico previsto dal CCNL della categoria più affine, per evitare situazioni di dumping contrattuale o l’uso di contratti pirata.
Questa misura ha l’obiettivo di uniformare il trattamento economico di lavoratori con le stesse mansioni e garantire una retribuzione dignitosa anche a chi lavora in aziende che non applicano contratti rappresentativi.
Tutela inoltre la concorrenza leale tra imprese, impedendo risparmi sul costo del lavoro ottenuti a scapito dei diritti.
Addio ai 9 euro
Con questo provvedimento, l’Italia non avrà un salario minimo legale unico, ma uno strumento che punta a rafforzare il ruolo della contrattazione collettiva, prendendo come riferimento i CCNL più tutelanti per i lavoratori.
In sintesi:
- Non ci sarà nessun salario minimo fissato per legge.
- La soglia minima retributiva sarà quella prevista dal contratto collettivo nazionale più applicato nel settore.
- Si punta comunque a garantire una retribuzione giusta, proporzionata e sufficiente, come previsto dalla Costituzione (art. 36).



