Arriva un nuovo bonus per agricoltori e imprese nei comuni montani, pensato per stimolare gli investimenti, tutelare il territorio e rilanciare le economie locali. A introdurlo è la nuova legge 131/2025, che punta a favorire soprattutto giovani imprenditori agricoli e forestali attivi nelle zone di montagna.
Vediamo come funziona il bonus, a chi spetta e in che forma viene erogato.
Cos’è il nuovo bonus per gli agricoltori di montagna
Il bonus è un credito d’imposta del 10% sulle spese di investimento sostenute tra il 1° gennaio 2025 e il 31 dicembre 2027.
Non si tratta dunque di un pagamento diretto, ma significa che chi investe in montagna potrà recuperare una parte della spesa attraverso un credito fiscale, da usare per compensare altri debiti fiscali.
I comuni montani interessati dagli incentivi saranno definiti in un apposito decreto ministeriale che sarà emanato, come previsto dall’articolo 2 della legge 131/2025, entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge (cioè dal 20 settembre)
La misura nasce per incentivare la nascita e lo sviluppo di piccole e microimprese agricole e forestali nei comuni montani, favorendo anche il miglioramento delle filiere produttive e la tutela ambientale.
Agricoli, chi può beneficiare del bonus?
Il bonus spetta a:
- Imprenditori agricoli o forestali, singoli o associati.
- Micro e piccole imprese con attività nuova o avviata dal 20 settembre 2025 in comuni montani.
- Giovani imprenditori che non abbiano compiuto 41 anni alla data di inizio attività.
- Società o cooperative in cui almeno il 50% del capitale sociale sia detenuto da under 41.
È fondamentale che le attività abbiano sede nei comuni montani (l’elenco sarà pubblicato nell’apposito decreto ministeriale attuativo).
A quanto ammonta il credito: dal 10% al 20%
Il credito d’imposta è pari al 10% delle spese di investimento sostenute per attività agricole e forestali. È previsto anche per le piccole imprese e microimprese che avviano una nuova attività nei comuni montani a partire dal 20 settembre.
Sale al 20% se gli investimenti vengono effettuati in comuni montani con meno di 5.000 abitanti, in cui almeno il 15% della popolazione appartenga a minoranze linguistiche storiche (come albanesi, sloveni, ecc.).
Il limite massimo di spesa è di 4 milioni di euro l’anno.



