Con un voto storico, l’Italia diventa il primo Paese al mondo a riconoscere ufficialmente l’obesità come una malattia cronica, progressiva e recidivante. Approvata in via definitiva alla Camera, la nuova legge — promossa dal deputato Roberto Pella (Forza Italia) — segna una svolta importante per la salute pubblica, ma anche per i diritti di milioni di cittadini, in particolare nel mondo del lavoro.
Che cosa prevede la legge contro l’obesità
Il disegno di legge introduce per la prima volta in Italia:
- il riconoscimento giuridico dell’obesità come malattia;
- l’istituzione di un osservatorio nazionale sull’obesità;
- campagne di sensibilizzazione e formazione;
- misure per favorire l’inclusione scolastica, lavorativa e sociale delle persone obese;
- stanziamenti economici dedicati.
Ma il nodo centrale resta l’inserimento dell’obesità nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), condizione necessaria per garantire cure gratuite a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Al momento, però, non sono ancora stati definiti tempi e fondi certi per questa estensione. Motivo per cui l’Opposizione si è astenuta dal votare e ha richiesto maggiori risorse.
Quali conseguenze concrete per i lavoratori obesi?
Il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica potrebbe avere importanti ricadute anche nel mondo del lavoro.
Sebbene non ci sia ancora nulla di ufficiale, il lavoratore obeso potrebbe godere di:
- Permessi retribuiti per le cure: come accade già per altre patologie croniche, i lavoratori obesi potrebbero accedere più facilmente a permessi per visite, terapie o controlli medici, eventualmente coperti dalla legge 104 o da altri istituti contrattuali.
- Accesso allo smart working prioritario: per i casi in cui l’obesità comporta difficoltà motorie o problematiche mediche, si potrebbe prevedere la possibilità di lavorare da remoto, anche come misura di inclusione lavorativa.
- Tutela sul comporto di malattia: in caso di assenze prolungate, il riconoscimento dell’obesità come malattia potrebbe allungare i tempi del comporto (cioè il periodo massimo di assenza per malattia prima del possibile licenziamento), garantendo una tutela maggiore.
- Tutela per i caregiver: infine, anche i familiari che assistono una persona obesa con gravi limitazioni potrebbero accedere a permessi retribuiti, congedi specifici o benefici fiscali, nel quadro delle tutele già previste per l’assistenza a persone con disabilità o patologie croniche.
Tutti questi scenari restano subordinati all’inserimento nei LEA e all’eventuale aggiornamento delle normative sul lavoro e sul welfare aziendale. Tuttavia, la strada è aperta.
Una legge che cambia la cultura e la società
Secondo il ministro della Salute Orazio Schillaci, l’approvazione di questa legge rappresenta “un segno di civiltà”. L’obesità in Italia colpisce circa 4-5 milioni di persone e ha impatti non solo sulla salute individuale, ma anche sull’economia, sulla produttività e sulla qualità della vita.
Con questa legge, il messaggio è chiaro: le persone con obesità non devono più essere stigmatizzate, ma curate e sostenute, anche nel loro percorso professionale.



