Uno dei requisiti fondamentali per accedere all’Assegno di Inclusione è la presenza nel nucleo familiare di almeno una persona disabile.
Tuttavia, se il riconoscimento della disabilità viene meno, anche a causa di una revisione non effettuata o di un problema burocratico, l’intero sussidio può essere sospeso o revocato. Una situazione che può avere conseguenze economiche molto gravi, soprattutto per chi non ha altre fonti di sostegno.
Partendo da un caso specifico, vediamo cosa prevede la normativa.
Il caso: disabilità revocata per una visita mancata mai notificata
L’episodio si è verificato nel 2024 ma affonda le radici in un evento del passato: una visita medico-legale fissata dall’Inps per il 4 gennaio 2021, alla quale il figlio della donna non si era presentato. Questo ha portato l’INPS a revocare d’ufficio il riconoscimento della disabilità, senza un nuovo accertamento medico.
Di conseguenza sono scattate:
- la sospensione dell’Assegno di Inclusione alla madre, che aveva come requisito un familiare disabile a carico;
- la revoca dell’indennità di frequenza al figlio, erogata in quanto minore con disabilità;
- la richiesta di restituzione delle somme indebitamente percepite.
Il colpo di scena è arrivato con un’ordinanza cautelare del Tribunale del Lavoro, che ha dichiarato illegittima la notifica della convocazione per la visita.
Nella documentazione fornita dall’INPS, infatti, risultava solo “una busta raccomandata con evidenza sul retro dell’assenza del destinatario alla consegna”, senza alcuna prova che la notifica fosse stata eseguita correttamente secondo la legge.
Senza disabilità accertata, l’Assegno di Inclusione viene revocato
Il caso mette in luce un nodo cruciale della normativa sull’Assegno di Inclusione, entrato in vigore nel 2024: la presenza di un familiare disabile è uno dei requisiti chiave per ottenere il beneficio.
Nel dettaglio, la legge prevede che possono accedere all’AdI i nuclei con un ISEE entro i 10.140 euro e con:
- Un minore,
- Un over 60,
- Una persona con disabilità accertata,
- Oppure in condizioni di svantaggio sociale certificato.
Se l’INPS revoca il riconoscimento della disabilità, anche per motivi procedurali (come in questo caso), l’intero nucleo familiare perde il diritto al beneficio, a meno che non rientri in una delle altre categorie.
La disabilità per avere l’Assegno di Inclusione andava confermata
Nel suo provvedimento, il giudice del lavoro ha scritto parole molto chiare:
“Stante l’irregolarità della notifica in questione e la conseguente illegittimità della procedura di convocazione a visita di revisione, risulta la corrispondenza al vero delle informazioni poste a fondamento dell’istanza per la concessione del beneficio assistenziale.”
In parole semplici, il mancato riconoscimento della disabilità era frutto di una notifica mai perfezionata, e quindi tutti gli atti successivi — dalla revoca dell’indennità di frequenza alla sospensione dell’Assegno di Inclusione — sono da considerarsi nulli.
Molte famiglie potrebbero essere a rischio
Questo caso rappresenta un campanello d’allarme per molte famiglie italiane. Basta una convocazione non ricevuta o una visita saltata — anche anni prima — perché il riconoscimento di disabilità venga revocato e con esso tutte le misure economiche collegate.



