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Dal 2026 gli Aumenti in Busta Paga saranno tassati al 10%. Ecco chi avrà i benefici della Manovra

Dal 2026 gli aumenti in busta paga legati ai rinnovi dei contratti collettivi nazionali di lavoro (Ccnl) nel settore privato pagheranno meno tasse.

La bozza della Legge di Bilancio 2026 prevede infatti una cedolare secca del 10% sugli incrementi retributivi, al posto dell’aliquota Irpef ordinaria. Una misura attesa da anni, che potrebbe finalmente diventare realtà grazie alla copertura da 1,8 miliardi di euro l’anno trovata dal Governo.

Ecco come funzionerà e cosa cambia per i lavoratori.

Come funziona la detassazione del 10% sugli aumenti contrattuali

La detassazione prevede un’aliquota fissa al 10% (cedolare secca) su tutti gli aumenti in busta paga derivanti dai rinnovi dei contratti collettivi nazionali di lavoro.

La misura si applicherà dal 1° gennaio 2026 fino al 31 dicembre 2028 ma varrà solo per i lavoratori del settore privato. Lo sgravio durerà per tutto il periodo di validità del contratto rinnovato.

L’obiettivo è stimolare la contrattazione collettiva e aumentare il reddito netto dei lavoratori, sostenendo così anche i consumi.

Sgravio fiscale sui nuovi contratti: perché è importante

La misura è in fase di perfezionamento, i tecnici del governo ne stanno valutando le compatibilità economiche e le modalità applicative. Tuttavia, se venisse approvata, rappresenterebbe un vantaggio concreto per milioni di lavoratori del settore privato, che vedranno una tassazione più bassa sugli aumenti salariali ottenuti tramite i rinnovi contrattuali.

È una risposta semi-strutturale (per il triennio 2026-2028), non esattamente un bonus “a tempo”, e per questo è sostenuta dalle parti sociali (leggi la nostra intervista al Presidente di Unionmeccanica Confapi di Torino).

Inoltre, secondo una stima preliminare, la minore tassazione genererà 1,8 miliardi di euro l’anno di minor gettito Irpef, compensati in parte da un maggiore gettito Iva, grazie all’aumento dei consumi.

Conviene aspettare il 2026 per rinnovare il contratto?

Questa nuova agevolazione potrebbe influenzare le trattative in corso per i rinnovi dei Ccnl. Infatti:

  • Se il contratto viene rinnovato nel 2026, gli aumenti retributivi potranno beneficiare dello sconto fiscale del 10%.
  • Ma se il contratto viene rinnovato prima del 1° gennaio 2026, per ora – in base alle dichiarazioni governative – la detassazione non è garantita.

Il risultato è che alcuni rinnovi potrebbero slittare strategicamente al 2026 per permettere ai lavoratori di usufruire dello sgravio. Di conseguenza, anche gli aumenti in busta paga arriverebbero solo nel triennio 2026-2028, posticipando il beneficio immediato.

Per evitare che questa misura incentivi il rinvio dei rinnovi dei contratti, si sta quindi studiando la possibilità di applicare la cedolare secca del 10% anche ai rinnovi già firmati, ma entro un certo limite temporale.

Al momento però non è ancora deciso fino a quale data precedente al 1° gennaio 2026 lo sgravio potrà essere retroattivo. Questo punto è oggetto di discussione tecnica tra Governo e Ragioneria dello Stato.

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