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Agricoli, gli Aumenti in Busta Paga Rischiano di Saltare: Niente Irpef al 10% fino al 2027

La proposta del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti di tagliare al 10% l’Irpef sugli aumenti contrattuali rischia di lasciare fuori decine di migliaia di lavoratori agricoli. Durante l’evento Coldiretti del 14 ottobre, Giorgetti ha spiegato che la misura sarà inserita nella prossima Manovra di Bilancio 2026 e riguarderà gli incrementi derivanti dai rinnovi dei Contratti Collettivi Nazionali (CCNL) sottoscritti tra il 2026 e il 2028. Tuttavia, per gli operai agricoli e florovivaisti, le regole della contrattazione rendono questa detassazione difficilmente applicabile prima del 2028, perché il vero aumento in busta paga scatta solo dopo la firma dei Contratti Provinciali di Lavoro (CPL).

Il CCNL agricolo definisce le regole, ma non fa scattare gli aumenti

Nel comparto agricolo la contrattazione si muove su due piani: nazionale e provinciale.
Il CCNL per gli Operai Agricoli e Florovivaisti, in vigore fino al 2025, stabilisce solo i minimi salariali di area e la percentuale di incremento complessiva. È quindi una cornice generale, non un contratto immediatamente operativo sui salari.

Gli effetti reali arrivano solo con la firma dei Contratti Provinciali di Lavoro (CPL), che recepiscono gli aumenti nazionali e li traducono in tabelle retributive locali con importi orari e mensili. Fino a quel momento, i datori di lavoro non possono aggiornare i cedolini paga, perché mancano i valori ufficiali da applicare nel territorio.

Gli aumenti veri solo con i CPL, che scadono nel 2027

L’attuale ciclo di rinnovi provinciali scadrà il 31 dicembre 2027. Solo dopo quella data potranno essere negoziati i nuovi importi, provincia per provincia.
Se la Manovra di Bilancio prevederà la detassazione al 10% solo per gli aumenti derivanti da contratti firmati entro il 2025, gli operai agricoli rischiano di non rientrare nella misura, perché i loro aumenti effettivi matureranno solo con i rinnovi dei CPL, quindi dal 2028 in avanti. A meno che non cambi lo scenario normativo.

Serve una norma che includa anche gli accordi già sottoscritti

Per evitare che una misura nata per premiare chi rinnova i contratti finisca per escludere un intero settore, il Ministero del Lavoro dovrà intervenire in fase di scrittura della norma.
Sarà necessario chiarire che la detassazione Irpef si applica anche agli aumenti recepiti dai CPL, purché collegati a CCNL già sottoscritti entro il 2025. Solo così i lavoratori agricoli potranno beneficiare dello sconto fiscale, senza dover attendere un nuovo giro di rinnovi nel 2028.

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