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Contratto Metalmeccanici, l’Intesa Rischia di Slittare al 2026? Ecco Cosa Fanno i Sindacati

Il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici ha finalmente preso il via. Il 15 ottobre si è svolto a Roma il primo round del confronto tra Fim, Fiom, Uilm e le controparti di Federmeccanica e Assistal, dedicato alla parte economica del nuovo contratto. Dopo l’incontro, le tre sigle sindacali hanno diffuso un comunicato unitario asciutto e sintetico, che all’apparenza dice poco, ma che conferma un punto essenziale: le posizioni portate al tavolo restano quelle della piattaforma sindacale, incentrata sull’aumento salariale e sulla tutela del potere d’acquisto. Nessuna mediazione è stata trovata, per il momento.

Confermate le richieste sindacali sulla parte economica

Le organizzazioni dei metalmeccanici hanno ribadito le richieste già note: 280 euro di aumento mensile, accompagnati dalla rivalutazione del welfare aziendale e dell’Elemento di Garanzia Retributiva (EGR), più soldi al fondo sanitario Metasalute con miglioramento delle prestazioni. I sindacati puntano a un intervento che rafforzi il reddito reale dei lavoratori, eroso da due anni di inflazione. Il Segretario UILM Rocco Palombella più volta ha ribadito che con il welfare non si realizza il recupero del potere d’acquisto perso in questi anni.

Mentre dal fronte datoriale è emersa la volontà di mantenere il principio della “redistribuzione della ricchezza laddove prodotta”, linea guida di Federmeccanica.

Il nodo della detassazione e le prime cautele

Durante la riunione, è entrata nel dibattito anche la notizia dell’imminente intervento del governo sulla detassazione pari al 10% degli aumenti salariali contrattuali, misura che dovrebbe comparire nella prossima Legge di Bilancio. Al tavolo, sia le delegazioni sindacali che quelle datoriali hanno adottato un approccio prudente, in attesa di capire cosa uscirà concretamente dal Consiglio dei Ministri del 17 ottobre.

Molto dipenderà dal testo finale: se davvero la norma premierà solo gli aumenti previsti da accordi firmati dal 2026 in avanti, la misura rischia di escludere proprio i rinnovi in corso, come quello dei metalmeccanici.

Sindacati contrari a un rinvio degli aumenti

E allora cosa fare? Rinviare al 2026 per fare in modo che gli aumenti contrattuali siano più elevati per effetto della detassazione?Sarebbe inaccettabile”, sottolineano i sindacati. Dopo 40 ore di sciopero, la mobilitazione più forte dal 2000, i lavoratori chiedono di vedere risultati subito, non un nuovo rinvio. Ecco perchè Fim-Fiom-Uilm hanno già mandato il messaggio più importante al Governo: gli accordi firmati nel 2025 non devono essere esclusi dalla detassazione.

Il confronto con Federmeccanica e Assistal riprenderà il 17 ottobre, con l’obiettivo di accelerare verso un’intesa concreta sul salario.

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