I salari degli insegnanti italiani restano tra i più bassi del pubblico impiego, con un divario economico che supera i 10.000 euro all’anno rispetto ad altri dipendenti statali.
È quanto emerso nel corso degli ultimi incontri tra il Governo e i sindacati, con un forte intervento del presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico, che ha sollecitato un’azione concreta per la scuola già a partire dalla prossima Legge di Bilancio 2026.
Scuola, stipendi inferiori alla media
Secondo i dati del rapporto OCSE “Education at a Glance 2025”, gli stipendi dei docenti italiani risultano inferiori di circa un terzo (33%) rispetto agli altri lavoratori del settore pubblico.
Una disparità storica che il leader dell’Anief Marcello Pacifico ha voluto portare all’attenzione del Governo, chiedendo:
- 150 euro netti in più al mese per i prossimi 5 anni, così da colmare il gap con gli altri dipendenti pubblici.
- Un investimento strutturale di almeno 3-4 miliardi di euro all’anno per la scuola, da confermare in ogni legge di bilancio fino al 2030.
“Non siamo figli di un Dio minore: 25 anni fa prendevamo 1.000 euro in più, oggi prendiamo 10.000 euro in meno”, ha dichiarato Pacifico, che è anche segretario confederale della Cisal, durante un’intervista.
Detassazione al 10% solo per i lavoratori privati: la scuola resta esclusa
Una delle misure principali della prossima manovra è la cedolare secca del 10% sugli aumenti contrattuali nel settore privato, applicabile tra il 2026 e il 2028. Ma questa non riguarda il personale della scuola, né altri lavoratori pubblici. Sarebbe applicabile, infatti, solo al settore privato.
Durante l’incontro, Anief ha quindi chiesto esplicitamente che anche il personale scolastico venga incluso nelle nuove agevolazioni fiscali. A partire da:
- Detassazione delle ore extra: straordinari, turni festivi e incarichi aggiuntivi finanziati dal MOF (Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa).
- Fringe benefit scolastici: inclusione di bonus fino a 4.000 euro per chi ha un mutuo o una casa in affitto, con detassazione parziale o totale, come previsto per i lavoratori del settore privato.
Secondo Anief, queste misure devono valere anche per la scuola, che rappresenta circa la metà del totale del pubblico impiego.
Riconoscere il burnout ai docenti e permettere il pensionamento anticipato
Un altro punto fondamentale sollevato da Marcello Pacifico riguarda la condizione psicofisica del personale scolastico, spesso sottovalutata. Il presidente Anief ha chiesto che venga formalmente riconosciuto lo stato di burnout che colpisce insegnanti e collaboratori scolastici, con conseguenze concrete sul fronte previdenziale.
“Poi, ci vuole una specificità riconosciuta al personale della scuola perché c’è un burnout che colpisce la categoria, io penso persino anche i collaboratori scolastici. Non gli è riconosciuto il lavoro fragile che viene riconosciuto a chi lavora nel privato pur svolgendo le stesse mansioni.”
A ciò si aggiunge la richiesta di consentire anche ai docenti di accedere a una “finestra pensionistica” anticipata:
“Ovviamente, per il personale docente deve essere riconosciuto questo burnout assieme ad una ‘finestra’ per le pensioni che permetta, come al personale delle forze armate, di andare in pensione prima e senza penalizzazioni“.



