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Aumenti Salariali Detassati al 5% per Redditi fino a 28.000€. Approvata la Manovra 2026

La nuova Legge di Bilancio introduce un incentivo fiscale mirato per contrastare il lavoro povero e favorire il rinnovo dei contratti collettivi. La detassazione al 5% scatterà solo per i lavoratori con redditi fino a 28.000 euro lordi annui e solo sulla parte di aumento salariale derivante dal rinnovo contrattuale.
La misura non si applicherà quindi all’intera retribuzione, ma esclusivamente alla quota di incremento ottenuta grazie al nuovo accordo sindacale. In altre parole, la flat tax riguarda solo gli aumenti e non lo stipendio già percepito.

La premier Giorgia Meloni in un brevissimo intervento in conferenza stampa ha spiegato che il governo ha scelto di “concentrarsi sull’aumento dei contratti”, premiando i lavoratori a reddito più basso e incoraggiando imprese e parti sociali a sbloccare i rinnovi ancora fermi.

Misura retroattiva: validi anche i rinnovi siglati nel 2025

Il beneficio non riguarderà solo i nuovi contratti del 2026. L’esecutivo ha previsto un effetto retroattivo che consentirà di applicare la tassazione ridotta anche ai rinnovi firmati nel 2025.
Questo significa che chi ha già visto riconosciuti aumenti nel corso del 2025 potrà usufruire dello stesso sconto fiscale al 5%, purché rientri nella soglia dei 28mila euro. Il beneficio però si vedrà solo dal 2026.

L’intervento, secondo il governo, punta a dare un segnale di continuità e a premiare chi ha già compiuto passi avanti nei rinnovi contrattuali, evitando disparità tra settori che hanno concluso le trattative prima o dopo l’approvazione della manovra.

Adeguamenti automatici esclusi dalla detassazione

Un aspetto tecnico ma importante è quello legato agli adeguamenti automatici dei minimi salariali in base all’indice IPCA (come nel caso del CCNL Metalmeccanica Industria, CCNL Legno Industria).
Questi incrementi, stabiliti per compensare l’aumento del costo della vita, non saranno coperti dalla detassazione perché non rappresentano un rinnovo contrattuale vero e proprio.
Il beneficio fiscale, dunque, sarà riservato solo agli aumenti frutto di contrattazione collettiva — cioè di un accordo sindacale sottoscritto — e non agli adeguamenti stabiliti per legge o per clausole automatiche.

In questo modo, il governo intende favorire il dialogo tra imprese e sindacati e spingere verso rinnovi “reali” che migliorino le condizioni economiche dei lavoratori, anziché meri aggiornamenti legati all’inflazione.

Pubblico impiego escluso dalla misura

È infine confermato che la detassazione non si applicherà ai lavoratori del pubblico impiego. La misura riguarda esclusivamente il settore privato.
L’obiettivo dichiarato è quello di sostenere il potere d’acquisto del ceto medio-basso e rilanciare la contrattazione di secondo livello, concentrando le risorse su chi oggi percepisce stipendi più bassi.

Parallelamente, la manovra prevede anche la riduzione dell’aliquota Irpef dal 35% al 33% per i redditi compresi tra 28mila e 50mila euro e una detassazione dei premi di produttività fino a 5mila euro, a ulteriore sostegno del reddito dei lavoratori dipendenti.

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