Il 22 ottobre 2025 il Governo guidato da Giorgia Meloni ha raggiunto il traguardo dei tre anni di mandato, diventando il terzo più longevo della Repubblica e il primo guidato da una donna.
Nel bilancio diffuso da Palazzo Chigi, l’Esecutivo ha rivendicato risultati significativi in diversi settori, compreso quello dell’istruzione, dove si parla di 152 mila assunzioni e di un aumento medio di 413 euro mensili per docenti e personale ATA entro il 2027.
Vediamo come si arriva a questi importi, secondo gli annunci del Governo contenuti in un documento pubblicato da Palazzo Chigi:

Aumenti reali o solo proiezioni future?
Dietro la cifra annunciata si nasconde però un calcolo proiettato nel tempo e non un aumento già visibile nelle buste paga. I 413 euro lordi rappresentano infatti la somma teorica degli incrementi previsti dai rinnovi contrattuali del comparto scuola, di cui solo uno (2019-2021) è stato firmato e applicato.
Gli altri due rinnovi – quello 2022-2024, ancora in trattativa all’ARAN, e quello 2025-2027, per cui il Governo ha stanziato fondi ma non ancora aperto il confronto – non sono stati firmati e, di conseguenza, non producono alcun effetto economico. Solo al termine dell’intero percorso, presumibilmente nel 2027, gli stipendi dei lavoratori della scuola potrebbero arrivare a quell’incremento cumulato.
Quindi a conti fatti i 413 euro di aumento (lordi, lo ripetiamo) sono per 9 anni.
Il malcontento tra docenti e ATA
Tra il personale scolastico cresce il malumore per quella che molti considerano una propaganda non sostenuta da fatti concreti. Nei cedolini paga, spiegano i sindacati e i diretti interessati, i netti restano invariati e in diversi casi si riducono a causa del fiscal drag – il cosiddetto “drenaggio fiscale” – che fa aumentare il prelievo Irpef ogni volta che cresce lo stipendio, anche per effetto dell’anticipo contrattuale o dell’IVC.
Numeri lontani dalla realtà quotidiana
In sostanza, i 413 euro di aumento sono una proiezione politica, non una misura tangibile. Mentre Palazzo Chigi rivendica investimenti futuri, nelle scuole italiane gli stipendi continuano a perdere potere d’acquisto, e l’inflazione, sommata al drenaggio fiscale, sta rendendo ogni incremento nominale quasi nullo.
Per i lavoratori della scuola, la distanza tra annunci e realtà resta quindi più ampia che mai.



