Il traguardo della pensione si allontana sempre di più. Secondo le nuove proiezioni della Ragioneria Generale dello Stato, nel 2067 l’età minima per la pensione di vecchiaia sarà fissata a 70 anni. Un limite che, salvo cambiamenti legislativi, diventerà il nuovo standard per chi oggi ha appena iniziato a lavorare. Il motivo è legato all’aumento della speranza di vita, che comporta un adeguamento automatico dei requisiti di accesso al pensionamento.
Dal 2027 parte il nuovo allungamento dell’età
Il primo scatto verso i 70 anni arriverà già nel 2027, quando l’età pensionabile salirà da 67 a 67 anni e un mese. Due anni dopo, nel 2029, sarà di 67 anni e 5 mesi. L’aumento continuerà poi in modo graduale, con incrementi di uno o due mesi ogni biennio, fino a raggiungere i 70 anni nel 2067.
Il governo ha previsto una parziale sterilizzazione dell’aumento per alcune categorie di lavoratori gravosi e usuranti, ma la tendenza generale resta quella di un progressivo slittamento dell’età di uscita dal lavoro.
Spesa previdenziale in crescita fino al 2040
Secondo la Ragioneria, l’obiettivo è garantire la sostenibilità del sistema pensionistico. La spesa previdenziale continuerà a crescere fino al 2040, raggiungendo il 17% del PIL, per poi calare lentamente dopo il 2045, quando il sistema contributivo introdotto con la riforma Dini sarà pienamente a regime.
Gli assegni futuri, però, saranno più leggeri: con il calcolo contributivo basato sui versamenti effettivi, le pensioni rischiano di essere più basse rispetto a quelle di oggi.
Migliora il rapporto tra occupati e pensionati
C’è però un dato positivo. Il rapporto tra lavoratori e pensionati è in miglioramento: oggi per ogni 100 pensionati ci sono 146 occupati. L’obiettivo è arrivare a 1,5 lavoratori attivi per pensionato, soglia considerata di sicurezza.
Il futuro, però, è già scritto: per le nuove generazioni la pensione a 70 anni sarà la norma, non l’eccezione.



