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“Detassazione Metalmeccanici: neutra per le Imprese, deludente per i Lavoratori”. Parla Casano (Unionmeccanica)

La proposta di detassazione al 5% sugli aumenti contrattuali, contenuta nella bozza della Legge di Bilancio 2026, secondo Antonio Casano, presidente di Unionmeccanica Torino, “si configura come un incentivo fiscale mirato a favorire il rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, in particolare quelli ancora in fase di negoziazione”.

L’obiettivo politico è chiaro: accelerare la chiusura dei tavoli aperti, offrendo ai lavoratori un beneficio fiscale legato alla sottoscrizione dei nuovi accordi. Tra questi potrebbe esserci anche quello per i dipendenti delle PMI, per i quali a luglio è stato sottoscritta un’intesa di valenza biennale che porta 100 euro in più sui minimi.

Tuttavia, per il rappresentante degli industriali torinesi, questa impostazione non risolve il problema di fondo. “È necessario evidenziare – afferma Casano direttamente a TuttoLavoro24.itche tale misura non incide sul costo del lavoro per le imprese, né introduce elementi di decontribuzione che possano sostenere la competitività del sistema produttivo”. In altri termini, l’incentivo non alleggerisce il peso degli aumenti contrattuali per i datori di lavoro, che continuano a farsi carico integralmente degli oneri economici derivanti dai rinnovi.

Le imprese chiedono di puntare sulla produttività

Unionmeccanica Torino sottolinea che l’assenza di decontribuzione rende l’intervento fiscalmente neutro per noi datori di lavoro”, poiché non incide sul principale nodo del sistema: il costo del lavoro. Da qui l’idea di spostare maggiori risorse verso la contrattazione di secondo livello, dove entrano in gioco elementi legati alla produttività e all’ottimizzazione dei processi produttivi.

La competitività si costruisce con riforme coerenti, non con misure parziali e selettive, aggiunge Casano, ribadendo che gli incentivi fiscali dovrebbero essere collegati ai risultati e non solo alla chiusura dei CCNL.

Penalizzati i lavoratori qualificati delle PMI

Altro nodo critico è la platea limitata dei beneficiari, circoscritta ai redditi fino a 28.000 euro annui: l’agevolazione fiscale del 5% si applicherà in busta paga solo a coloro che percependo aumenti contrattuali legati ad accordi di rinnovo del CCNL, non superino 28.000 euro annui di reddito.

Si esclude una parte significativa del personale qualificato delle PMI industriali, che operano in contesti ad alta specializzazione, osserva Casano preoccupato anche delle ricadute nelle relazioni di lavoro.

Un’esclusione che, secondo Unionmeccanica Torino, rischia di penalizzare proprio quei profili tecnici e professionali che più contribuiscono all’innovazione e alla competitività delle imprese manifatturiere.

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