HomeEvidenzaPensioni, addio alle uscite anticipate per le Donne: cancellata anche “Opzione Donna”

Pensioni, addio alle uscite anticipate per le Donne: cancellata anche “Opzione Donna”

Con la nuova legge di bilancio si chiude definitivamente la stagione delle pensioni anticipate per le lavoratrici. Dopo la stretta su Quota 103, ora tocca anche a Opzione Donna, la misura che per oltre vent’anni aveva rappresentato una valvola di flessibilità per migliaia di donne. Il governo ha deciso di cancellarla del tutto, lasciando di fatto le lavoratrici senza alcuna alternativa per uscire prima dal lavoro.

Dalla “legge Maroni” alla stretta finale: vent’anni di cambiamenti

Introdotta nel 2004 dal governo Berlusconi con la cosiddetta “legge Maroni”, Opzione Donna permetteva di andare in pensione con 35 anni di contributi e 57 anni di età (58 per le autonome). Una possibilità costosa, poiché l’assegno veniva interamente ricalcolato con il metodo contributivo, con tagli fino al 35%, ma comunque apprezzata da chi cercava una via d’uscita anticipata.

Negli anni, però, i requisiti si sono fatti sempre più rigidi. La riforma Fornero del 2012 introdusse una finestra mobile di 12 o 18 mesi; nel 2018 fu alzata l’età minima; nel 2023 arrivarono nuovi vincoli e l’accesso fu riservato solo a caregiver, invalide civili e lavoratrici in aziende in crisi. L’ultima stretta, nel 2024, portò il requisito a 61 anni, con lievi sconti per chi ha figli.

Cgil e Cisl: “Una scelta che penalizza le lavoratrici”

«Dalle oltre 46mila uscite del 2022 siamo arrivati a zero» denuncia Enzo Cigna, responsabile previdenza della Cgil, ricordando che Opzione Donna era rimasta l’unica misura di reale flessibilità per le donne. Sulla stessa linea la segretaria confederale Lara Ghiglione, che parla di “una cancellazione senza alternative”.

Il caso diventa politico nella legge di bilancio 2026

Per la segretaria generale Cisl Daniela Fumarola, serve un “segnale forte” sul fronte pensioni. Con lo stop a Opzione Donna e l’aumento dell’età pensionabile, le lavoratrici italiane si ritrovano oggi senza alcuna corsia preferenziale, costrette a restare al lavoro più a lungo nonostante carriere discontinue e carichi familiari spesso gravosi.

Opzione Donna: un lento declino

Negli ultimi anni le uscite anticipate con Opzione Donna sono crollate drasticamente. Dai 12.872 pensionamenti del 2021 si è passati a 16.309 nel 2022 e 19.529 nel 2023, per poi precipitare a 3.489 nel 2024. Secondo le stime della relazione tecnica alla scorsa legge di bilancio, nel 2025 sarebbero dovute essere 2.600, ma la Cgil calcola che, eliminando gli effetti “trascinamento” dei vecchi requisiti, con l’età fissata a 61 anni le uscite effettive non supereranno le 200 unità.

Un trend analogo si registra anche per le pensioni con il sistema delle quote: nel 2021, con Quota 100, furono accolte 112.982 domande (di cui 41.643 donne e 71.338 uomini), mentre nel 2024 i trattamenti con Quota 103 sono stati appena 1.153. Per il 2025 il governo aveva stimato 6.000 uscite, ma le previsioni sono considerate irrealistiche, anche a causa del ricalcolo contributivo integrale dell’assegno, che rende l’anticipo molto meno conveniente.

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