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Aumenti in Busta Paga con la Manovra 2026: +3.000€ ai Medici, +1.630 agli Infermieri. Ma per i Sindacati Non Basta

La nuova Legge di Bilancio 2026 porta un aumento complessivo di 2,4 miliardi di euro per il settore sanitario, che si aggiungono ai 5 miliardi già previsti nella precedente manovra.

Secondo quanto annunciato dal Governo, il Fondo sanitario nazionale sfiorerà così i 143 miliardi di euro, con ulteriori incrementi programmati fino a raggiungere quasi 150 miliardi entro il 2028.

Gli stanziamenti si tradurranno in nuovi aumenti di stipendio per medici e infermieri, legati principalmente al rialzo dell’indennità di specificità.

Aumenti per medici e infermieri grazie alla Manovra 2026

Con la nuova manovra, gli stipendi di medici e infermieri registreranno un passo avanti grazie all’aumento dell’indennità di specificità.

Per il personale medico, l’incremento medio previsto si aggira attorno ai 3.000 euro lordi all’anno, pari a circa 230 euro in più al mese.

Gli infermieri, invece, vedranno crescere la propria retribuzione di circa 1.630 euro lordi all’anno, vale a dire poco più di 125 euro lordi mensili. Un adeguamento che riconosce il peso crescente del lavoro sanitario, ma che secondo i sindacati non è ancora sufficiente a colmare il divario con gli altri Paesi europei.

Aumenti per infermieri, “1.630 euro non bastano a fermare la fuga”

Nonostante gli stanziamenti, i sindacati delle professioni sanitarie esprimono forti perplessità. Il Coina, attraverso il suo Segretario nazionale Marco Ceccarelli, riconosce lo sforzo del Governo ma denuncia una distanza ancora abissale rispetto agli standard europei.

«Non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia. Gli stipendi degli infermieri e delle professioni sanitarie non mediche devono essere adeguati agli standard europei e al mutato costo della vita. Non possiamo più accontentarci di indennità parziali o aumenti che lasciano intatto un divario insopportabile. In Germania o in Francia un infermiere guadagna il doppio, anche oltre. In Italia, dopo anni di sacrifici e il peso della pandemia, restiamo ai margini: precari, sotto pagati, costretti a turni massacranti».

Poi aggiunge:

«Siamo lontanissimi dal colmare il divario enorme esistente. Con 1.630 euro lordi in più all’anno non si ferma la fuga all’estero, non si trattengono i giovani, non si restituisce dignità a chi ogni giorno tiene in piedi ospedali e territori. L’Italia rischia di perdere un’intera generazione di professionisti sanitari».

Carenza di personale: assunti 7.000 sanitari ma ne mancano 70.000

La manovra prevede l’assunzione di circa 6.300 nuovi infermieri e circa 1.000 medici, per un totale di circa 7.500 nuovi professionisti sanitari.

Una cifra che, secondo la Fnopi (Federazione degli ordini delle professioni infermieristiche), rappresenta solo una minima parte del fabbisogno nazionale, stimato in oltre 70.000 infermieri mancanti.

«Il Governo, che pare avere compreso l’emergenza infermieristica, in un primo momento parlava di assumere 30.000 infermieri, di cui 10.000 subito. Adesso ha abbassato il tiro e nelle cifre ufficiali si parla di 6.000 professionisti entro il 2026. Questi cambiamenti improvvisi ci preoccupano non poco. Ma sono anche un segnale evidente della consapevolezza delle difficoltà a cui si va incontro. Dove reperirli alla luce della crisi attuale?»

Dallo stesso sindacato arriva anche la soluzione: «chiediamo da tempo lo sblocco della libera professione. Investire sulle forze che abbiamo già in casa è una soluzione lungimirante e inevitabile».

Un contratto dedicato e la libera professione per infermieri e ostetriche

Il Coina avanza due richieste precise per risolvere la crisi strutturale del sistema sanitario:

  1. Un contratto dedicato per le professioni sanitarie dell’area non medica (infermieri, ostetriche e altre professioni sanitarie), per riconoscere ruoli e responsabilità.
  2. Lo sblocco della libera professione per infermieri e ostetriche, oggi vietata ma considerata essenziale per alleggerire le liste d’attesa e valorizzare il personale.

«Non è una provocazione – aggiunge Ceccarelli – ma un atto di giustizia. Se i medici hanno la libera professione, non si capisce perché debba restare vietata agli infermieri. In un Paese con liste d’attesa infinite, questo è un lusso che non possiamo più permetterci».

Il sindacato teme inoltre che il Governo, pur riconoscendo la crisi infermieristica, scelga soluzioni tampone come l’assunzione di personale dall’estero. «Ci preoccupa, infatti, che mentre da una parte il Ministro Schillaci mostra di avere inquadrato il vero problema, ovvero la carenza infermieristica, dall’altra è pronto a chiudere l’annunciato accordo con gli infermieri indiani, mentre la Lombardia li vuole reperire addirittura dall’Uzbekistan. Senza dimenticare che nessuno ha fatto nulla per bloccare il progetto dell’assistente infermiere. Se non è un paradosso questo…».

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