La Corte costituzionale, con la sentenza n. 159/2025, ha stabilito che è legittimo limitare temporaneamente il bonus contributivo alle sole madri con contratto a tempo indeterminato, escludendo quindi colf, badanti e lavoratrici con contratto a tempo determinato o stagionale. Una decisione che di fatto avalla la scelta del Governo Meloni di riservare le agevolazioni solo a una parte delle lavoratrici madri.
Il caso sollevato dal Tribunale di Milano
Tutto nasce da un rinvio del Tribunale di Milano, che aveva contestato la norma introdotta dalla legge di Bilancio 2024 (art. 1, commi 180-181, legge 213/2023), secondo cui l’esonero contributivo fino a 3.000 euro annui vale solo per le madri con contratto a tempo indeterminato, con almeno tre figli (di cui uno minorenne) o, nel solo 2024, con due figli (di cui il più giovane under 10).
I giudici milanesi avevano ipotizzato una violazione degli articoli 3 e 31 della Costituzione, sostenendo che l’esclusione delle madri a tempo determinato e di quelle del lavoro domestico (colf e badanti) rappresentasse una discriminazione, anche indiretta, legata alla nazionalità, considerata la forte presenza di donne straniere in quei settori.
La decisione della Consulta
La Consulta ha però dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale, spiegando che, in una fase sperimentale e limitata nel tempo, il legislatore può selezionare le categorie beneficiarie in base alle risorse disponibili.
Per il lavoro domestico, inoltre, la Corte ha ricordato che esiste una disciplina previdenziale speciale, con contributi più bassi, che giustifica la differenza di trattamento.
Un sistema “frammentato”, ma legittimo
Pur riconoscendo la frammentazione e le criticità del sistema di agevolazioni — che nel 2024 escludeva alcune madri con contratto a termine e redditi superiori a 2.692 euro — la Corte ha sottolineato che il legislatore ha poi “gradualmente corretto” la rotta.
Tuttavia, ha invitato il Governo e il Parlamento a dare coerenza e stabilità alle misure di sostegno alla maternità, in un Paese dove la natalità è tra le più basse d’Europa.



