Il ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, torna all’attacco.
In un’intervista pubblicata da La Verità lunedì 3 novembre, il titolare del dicastero annuncia che nei prossimi incontri arriveranno le firme definitive su due dei contratti pubblici più attesi: Istruzione e Ricerca e Enti locali.
In totale, oltre 1,6 milioni di dipendenti pubblici coinvolti tra docenti, personale ATA, dipendenti di comuni, regioni e altri enti territoriali.
Due firme senza la Cgil
Zangrillo rivela che all’Aran ci sarà il via libera di Cisl, Uil e delle sigle autonome, ma non della Cgil.
Alla Cgil, dichiara il ministro, “interessa solo contrastare il governo” e accusa il Segretario Maurizio Landini di anteporre la battaglia ideologica alla necessità di chiudere i rinnovi. “Vuol dire che stai facendo politica e che non c’è possibilità di mediazione”, chiude secco.
I due contratti, relativi al triennio 2022-2024, prevedono aumenti medi di circa 150 euro lordi al mese (lordi), un importo giudicato del tutto insufficiente dal sindacato di Corso d’Italia. Che ricorda in una nota di Flc-Cgil come parte di questo incremento stipendiale sia già finito da mesi nel cedolino con IVC e Anticipo Contrattuale. In una recente nota Flc fa notare che ai lavoratori della Scuola non arriveranno neppure 600 euro in 6 anni.
I due contratti saranno firmati in settimana, prossimi impegni all’ARAN sono in calendario per il 3 e il 5 novembre, o al massimo entro novembre, grazie anche all’appoggio che sta per arrivare dalla Uil.
“Da settimane – rivela Zangrillo – ho interlocuzioni con i sindacati e devo dire che anche a fronte della volontà del governo di aumentare in manovra le risorse per gli enti locali, c’è stato un cambio di prospettiva da parte della Uil”. La sigla sindacale guidata da Pierpaolo Bombardieri – aggiunge – “è rimasta al tavolo delle trattative e adesso sembra sia pronta a firmare un accordo che complessivamente, considerando anche il triennio successivo, potrebbe mettere nelle tasche dei lavoratori 280 euro al mese in più”
La Cgil chiede 400 euro, il ministro replica
La Cgil ribadisce che il potere d’acquisto dei lavoratori pubblici è crollato di fronte a un’inflazione intorno al 17% nel triennio, chiedendo aumenti di almeno 400 euro per recuperare la perdita reale.
Zangrillo contesta i numeri: l’inflazione è semmai “del 13%”, sostiene. Tuttavia, l’aumento proposto – pari al 5,78% – resta inferiore alla metà di quella percentuale. Un punto su cui il ministro glissa, alimentando ulteriori tensioni con il sindacato di Landini e lasciando increduli coloro che leggono l’intervista.
Rinnovi 2025-2027 già nel mirino
Zangrillo guarda già oltre e assicura che, una volta firmati i due contratti, “si potrà aprire rapidamente anche il rinnovo 2025-2027”. Le risorse, aggiunge, sono già previste dall’ultima Legge di Bilancio. Ma l’avvio non potrà avvenire prima del 2026, rendendo evidente il ritardo strutturale dei negoziati pubblici.
I più penalizzati restano scuola ed enti locali
Nel frattempo, docenti, personale ATA e dipendenti degli enti territoriali restano i meno pagati della Pubblica Amministrazione, con stipendi ancora lontani sia dal privato sia dagli standard europei. Una vertenza che, nonostante le firme annunciate, sembra tutt’altro che chiusa anche perchè le categorie di Cgil sono le più rappresentative nei comparti.



