La manovra di bilancio 2025 introduce una nuova stretta sull’utilizzo della Legge 104, provocando la dura reazione dell’USB Pubblico Impiego (USB PI).
Il sindacato denuncia un vero e proprio attacco ai diritti dei lavoratori pubblici e alle famiglie che assistono persone con disabilità.
Controlli più rigidi su Legge 104 e permessi INPS
Dal 1° gennaio 2026, i datori di lavoro pubblici potranno chiedere all’INPS di verificare la permanenza dei requisiti sanitari per chi usufruisce dei permessi Legge 104.
Inoltre, le pubbliche amministrazioni dovranno comunicare ogni mese i dettagli relativi ai congedi parentali e straordinari, indicando anche il nome della persona assistita.
Una novità che ha fatto discutere è l’introduzione dei controlli della sanità militare, che si aggiunge all’INPS e al servizio sanitario nazionale nelle verifiche sui beneficiari.
USB: “Non è una lotta agli abusi, ma un controllo sui lavoratori”
Secondo la USB, la misura non serve a combattere gli abusi, ma a “disciplinare” i lavoratori pubblici.
“L’INPS ha già il potere di revisionare i benefici e programmare i controlli. Questa ulteriore stretta è solo un’arma di controllo in mano ai dirigenti pubblici”, afferma il sindacato.
La Pubblica Amministrazione italiana, caratterizzata da un’età media elevata e da anni di mancate assunzioni, rischia così di trasformarsi – secondo la USB – in un ambiente sempre più ostile verso chi usufruisce della Legge 104.
Discriminazioni e penalizzazioni: i casi denunciati dal sindacato
La USB denuncia episodi di discriminazione nei confronti dei lavoratori che usufruiscono della 104, come penalizzazioni nelle valutazioni del personale e l’esclusione di alcune categorie, tra cui le coppie di unioni civili, dai benefici previsti, in contrasto con la Legge del 2016 e con diverse sentenze della Corte Costituzionale.
La stretta sulla Legge 104 è, secondo la USB, anche un attacco alle donne lavoratrici, che ancora oggi rappresentano la maggioranza tra chi si fa carico della cura di familiari disabili, anziani o bambini.
Nel pubblico impiego, le donne costituiscono circa il 60% della forza lavoro, con punte dell’80% nella scuola e nella sanità.
In un contesto di tagli alla spesa sociale, di privatizzazione dei servizi e di riduzione del welfare, la USB accusa il governo di colpire proprio chi si occupa della cura e dell’assistenza.



